Palmerini, un libro per l’Abruzzo a cavallo dei cinque continenti

CARACAS – Dopo “Oltre confine” e “Abruzzo Gran Riserva”, Goffredo Palmerini continua a tessere relazioni tra gli abruzzesi dentro e fuori dai confini con “L’Aquila nel mondo. Notizie, fatti ed eventi prima e dopo il terremoto del 6 aprile 2009”.

Il libro sarà presentato domani a L’Aquila alla presenza dell’autore. I proventi derivanti dalle vendite saranno destinati all’Istituto Cinematografico del capoluogo abruzzese per contribuire al restauro delle pellicole della prestigiosa Cineteca danneggiate dal terremoto.

“L’Aquila nel mondo” è una selezione di articoli scritti da Palmerini e pubblicati da maggio 2008 a dicembre 2009 dalla stampa italiana all’estero, dalle agenzie internazionali e da molte testate italiane on line. Sono colonne in cui lo scrittore abruzzese parla di personaggi, eventi, fatti e valori della sua terra d’origine e della sua gente. Una comunità che “sa farsi valere ed apprezzare ancor più quando si cimenta all’estero”, come scrive nell’introduzione al volume.

– Gli italiani fuori dai confini sono una risorsa importante – spiega alla Voce Palmerini – che la politica non comprende. Le seconde e terze generazioni sono trattate con superficialità, quando ci dovrebbe essere una vera conoscenza del fenomeno dell’emigrazione e relazioni di contatto e scambio reali. Ma purtroppo – si rammarica – l’Italia è poco incline ad instaurare un dialogo importante con le sue comunità all’estero.
Canottaggio a Pachino, musica corale in Canada, solidarietà in Bolivia, ecoturismo in Guinea Bissau. E ancora, gemellaggio con scuole russe, arte in Danimarca. In questo Abruzzo “raccontato a cavallo di più continenti”, come lo definisce nella prefazione al volume Letizia Airos, direttore della testata multimediale i-Italy e giornalista di America Oggi, non potevano mancare i riferimenti alle comunità abruzzesi del Venezuela. Ecco quindi articoli dedicati all’emigrazione femminile, alla candidatura di Mariza Bafile ed all’uscita del suo primo romanzo, alla scomparsa del fondatore del nostro giornale, Gaetano Bafile, alla missione in Venezuela della delegazione abruzzese guidata dal presidente della Regione, Nazario Pagano.

Un omaggio agli italo-venezolani che si sono distinti oltreoceano senza dimenticare la propria terra natale. Abruzzesi che, inoltre, non hanno mai distolto lo sguardo dalla tragedia del 6 aprile e hanno contribuito, con le loro cordate di solidarietà, alla ricostruzione. Come afferma l’autore nell’introduzione al volume:

– La straordinaria bellezza dell’Aquila, le disastrose conseguenze del sisma, infine la dignità, la compostezza e l’austera indole della nostra gente, hanno commosso il mondo. Un comportamento che ha immediatamente attivato la rete degli Abruzzesi nei cinque continenti, tutti i nostri connazionali all’estero e la gente di tutti i paesi del mondo.

Un’attenzione importantissima “non soltanto in senso materiale”, sottolinea Palmerini, perchè avere gli occhi del mondo puntati addosso “è anche uno stimolo a fare presto, e meglio”.
Se i due precedenti libri si sviluppavano su tredici mesi canonici, il sisma ha imposto a “L’Aquila nel mondo” un’estensione temporale sino a dicembre, chiusura dell’annus horribilis. Uno spazio che ha permesso di ospitare le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona la tragedia aquilana e raccontare la visita del Papa ai terremotati, il G8, il concerto di Muti e Morricone, il toccante “L’Aquila risorgerà, il terremoto non la doma”.

Dopo il terremoto, l’Italia ha perso un vero e proprio patrimonio universale racchiuso in nemmeno 350 ettari di centro storico, sui quali l’Unesco aveva già messo gli occhi. Come spiega Palmerini alla Voce, il post-sisma ha evidenziato duemila emergenze artistiche tra chiese, palazzi, monumenti ed opere d’arte. Un’unicum svanito in pochi secondi, con una scossa che ha raso al suolo una città pensata, pianificata e costruita dal nulla nel 1254, con una formula che riprenderà solo San Pietroburgo quattro secoli dopo e Brasilia negli anni Sessanta.

– Malgrado tutto, ce la faremo – scrive Palmerini -. Come sempre, anche questa volta.