Berlusconi: «Protezione civile non vada in Abruzzo»

Roma – La Protezione civile non si recherà in Abruzzo finché dureranno le accuse per omicidio colposo avanzate nei confronti dei suoi dirigenti dalla magistratura. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel suo intervento all’assemblea nazionale di Federalberghi.

Il premier ha svolto un ragionamento in base al quale dopo il dolore causato dal terremoto ai familiari di chi ha perso la vita, «se uno ha avuto un familiare morto sotto le macerie ed è anche in una condizione di debolezza gli può anche venire di sparare un colpo… per cui la Protezione civile non andrà più in Abruzzo finché c’è l’indagine per omicidio colposo».

Immediata la replica del Pd in una nota. «All’Aquila finito lo show resta il dramma. Berlusconi non si metta al riparo delle sue responsabilità facendo del vittimismo sulla Protezione civile e cercando vergognosi diversivi». Durissima la reazione della capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti.

– Sono parole rancorose e incendiarie – ha detto -, Berlusconi getta benzina sul fuoco e dimostra, ancora una volta, la sua completa sfiducia nella magistratura. Arrivare ad evocare il pericolo di spari in testa agli uomini della Protezione civile è da irresponsabili e ha tutto il sapore di un tentativo di influenzare le indagini. Con queste parole – conclude Ferranti – Berlusconi manca di rispetto agli aquilani e a tutti i cittadini italiani che aspettano con serenità ed equilibrio giustizia’’.

Dal presidente del Consiglio oggi è arrivato anche un nuovo affondo ai pm, rei di aver ostacolato insieme ai giornalisti la legge sulle intercettazioni, ma non solo.

– Oggi la sovranità è passata dal Parlamento a una corrente di pm che fa poi abrogare le leggi grazie alla Corte Costituzionale. Questa è la fotografia della realtà – ha attaccato il premier.

Berlusconi si è riferito in particolare alla bocciatura della normativa che rende inappellabile un processo che si sia concluso con l’assoluzione in primo grado. Il Cavaliere ha sottolineato che «dopo un processo giudiziario ti sei già rovinato la vita» e in Italia la possibilità per l’accusa di presentare appello contro un’assoluzione sarebbe dovuta al fatto che «i pubblici ministeri sono lì per fare questo, ci guadagnano e il cittadino ne ha distrutta la vita per sé e per i propri cari».

Quindi è tornato a lamentare che in Italia «il presidente del Consiglio non ha nessun potere».
– Potevo al massimo stabilire l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri – ha commentato -, ma l’ho delegato a Gianni Letta e non mi è rimasto nemmeno quello.