Dopo 44 anni vuole stupire ancora

Quarantaquattro anni di attesa, da quel quarto di finale dei Mondiali del ‘66 (allora si qualificò perche l’Australia si rifiutò di giocare lo spareggio con la nazionale asiatica) in cui, quando il radiocronista Rai si collegò e annunciò che la Corea del Nord era in vantaggio per 3-0 sul Portogallo, tutti pensarono che fosse uno scherzo. Eppure c’era già stato Pak Doo-Ik e l’Italia eliminata da quella squadra che secondo Ferruccio Valcareggi sembrava composta da una serie di ‘Ridolini’. Poi ci pensò il grande Eusebio a rimettere le cose a posto (i lusitani vinsero 5-3), e da quel giorno sul calcio di uno dei paesi più chiusi del mondo tornò il silenzio.


Oggi, dopo tanto tempo, la Corea del Nord riappare in un Mondiale, avvolta nel mistero e ricca d’incognite. Peccato che i nord-coreani, la loro nazionale impegnata in Sudafrica rischino di non vederla: il ‘Grande Leader’ Kim Jong-il ha infatti stabilito che le tre sfide contro Brasile, Costa d’Avorio e Portogallo non vengano teletrasmesse in diretta nel paese. Verranno mostrate delle sintesi, ma esclusivamente in caso di risultato positivo.


Nel cammino verso Johannesburg la squadra si è lasciata dietro rivali ben più accreditati nel suo continente, come Arabia Saudita, Iran e Iraq. Come ci sia riuscita non è dato da sapere, visto che in nazionale i calciatori nordcoreani sono tenuti al silenzio, così come il loro allenatore Kim Jong-Hun che però al Mondiale, per regolamento Fifa, sarà obbligato a tenere delle conferenze stampa. Finora, nell’unica occasione in cui ha parlato, ha manifestato grande ottimismo: “Il nostro obiettivo al Mondiale è qualificarci per gli ottavi di finale”.


Va sottolineato che la Corea del Nord privilegia per prima cosa la difesa. Non è una squadra che si getta sconsideratamente all’attacco, e per questo agisce quasi sempre con rapidi contropiedi. Schierata da Kim Jong-Hun con il 3-5-2, arriva a difendersi con dieci giocatori nella propria metà campo quando è in fase di ripiegamento. Brasiliani, ivoriani e portoghesi andranno quindi a sbattere contro un muro ma possiedono qualità ed ‘armi’ per perforare questa barriera formata da due linee di quattro giocatori.


La nazionale asiatica non è una da calcio-spettacolo ma in una recente tournee venezolana si è presentata senza maglie: la valigia con gli unici due cambi a disposizione era andata perduta nel lungo viaggio verso Caracas. I coreani hanno rischiato di non avere magliette a sufficienza per il Mondiale, per fortuna però hanno trovato all’ultimo momento uno sponsor tecnico italiano, di Pompei, che ha assicurato rifornimenti adeguati all’importanza dell’evento.


In questa toruneè nella terra di Bolívar ha pareggiato la prima gara 1-1 (disputata a San Felipe) e poi tre giorni dopo a Barquisimeto ha perso 2-1.


Comunque sia, questa nazionale sogna di stupire tutti. Devono stare attenti i brasiliani che sono i primi avversari.


 


I CONVOCATI


I 23 misteriosi asiatici


Questi i 23 convocati della Corea del Nord per i Mondiali:


Portieri: Kim Myong-gil (Amrokgang), Kim Myong-won (Amrokgang), Ri Myong-guk (Pyongyang City);


Difensori: Cha Jong-hyok (Amrokgang), Nam Song-chol (25 Aprile), Pak Chol-jin (Amrokgang), Pak Nam-chol (Amrokgang), Ri Jun-il (Sobaeksu), Ri Kwang-chon (25 Aprile), Ri Kwang-hyok (Kyonggongop);


Centrocampisti: An Yong-hak (Omiya Ardija/Gia), Ji Yun-nam (25 Aprile), Kim Kyong-il (Rimyongsu), Kim Yong-jun (Pyongyang City), Mun In-guk (25 Aprile), Ri Chol-myong (Pyongyang City), Pak Nam-chol (25 Aprile), Pak Sung-hyok (Sobaeksu);


Attaccanti: An Chol-hyok (Rimyongsu), Choe Kum-chol (25 Aprile), Hong Yong-jo (Rostov/Rus), Jong Tae-se (Kawasaki Frontale/Gia), Kim Kum-il (25 Aprile).


 


 


 


IL CT


Kim Jong Hun, il tecnico meno pagato

Kim Jong Hun, nord-coreano – classe 1956 -, è Ct della propria nazionale dal marzo 2008, quando è subentrato ad Han Hyong Yi, che a sua volta aveva preso il posto di Jo Tong Sop, che aveva iniziato il percorso di qualificazione a Sudafrica 2010, vincendo il doppio scontro nel turno preliminare contro la Mongolia. Kim Jong Hun è il commissario tecnico – tra i 32 presenti ai Mondiali – che riceve lo stipendio più basso: appena 170.000 euro.


Primo Mondiale da allenatore in prima per Kim Jong Hun, che non vi ha mai partecipato neppure da calciatore.


 


LA STELLA


Jong Tae, il Rooney d’Asia


E’ nato in Giappone, ha il passaporto della Corea del Sud ma gioca per la nazionale nordcoreana. E’ un curioso mix quello di Jong Tae Se, il ‘Rooney d’Asia’, stella di una Corea del Nord per il resto molto misteriosa. A 26 anni ha la possibilità di giocare un Mondiale, e non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione che potrebbe in futuro regalargli altri palcoscenici di prestigio. Dal 2006 si trova su quello giapponese del Kawasaki Frontale, con cui nella scorsa stagione ha marciato alla media di 0.50 gol a partita. Ma questo attaccante, considerato fra i migliori del suo continente, sente che è arrivato il momento di spiccare il volo verso l’Europa: il suo sogno è quello di trovare un posto nella Premier League inglese, così potrà misurarsi contro il Rooney vero, anche se il suo idolo è Drogba.

Nato a Nagoya da madre sudcoreana e padre della Corea del Nord, Jong Tae Se ha il passaporto di tutti e tre i paesi, ma calcisticamente ha scelto la selezione sulla carta più debole, che lui ha trasformato al punto da trascinarla al Mondiale, nonostante un rendimento personale non sempre costante. Potente nel tiro, forte anche di testa, questo 26enne si è ritrovato improvvisamente al centro dell’attenzione quando è stato, nel 2008, il grande protagonista della Coppa dell’Asia Orientale.

Al Mondiale non vede l’ora di affrontare il Brasile, “un altro sogno che si avvera”, che però sul campo potrebbe tramutarsi in un incubo, a meno che la Seleçao non faccia la fine dell’Italia ai Mondiali del ‘66.

LA GAFFE


Terzo portiere in realtà è attaccante


Rinchiusa nell’inaccessibile ritiro di Midrand, la Corea del Nord ha cercato di sfruttare il fattore mistero (poco o nulla si sa della nazionale di calcio che si appresta a disputare il Mondiale) anche a livello di convocazioni. Così l’attaccante Kim Myong-Won è finito nella lista dei 23 convocati per il Sudafrica, ma come terzo portiere.


Il trucco è stato scoperto dalla Fifa, che ha diffuso una nota per stabilire che “Kim Myong-Won non può giocare nel suo ruolo originale, ma solo in porta”. L’ente che governa il calcio internazionale ha interpretato come illegale il cambio di ruolo del giocatore, deciso dal ct Kim-Jong Hun. Secondo la Fifa si è trattato di una mossa fatta di proposito per tentare di aumentare le possibilità di scelta in attacco. Ma, accortasi di quanto era accaduto, la federazione presieduta da Blatter ha fatto presente che “la lista dei 23 consegnata da ogni federazione nazionale alla Fifa l’1 giugno scorso è definitiva, e non può essere modificata. In ogni elenco ci devono essere tre portieri per squadra: se un calciatore viene ‘iscritto’ in quel ruolo poi durante i Mondiali potrà giocare soltanto come portiere. Quindi non può cambiare di ruolo, e Kim-Myong-Won non potrà giocare da attaccante, visto che figura convocato come portiere”. “L’unica eccezione consentita per modificare la lista – ricorda la Fifa – è quella nel caso occorra un infortunio serio ad uno dei convocati che può essere sostituito entro le 24 ore precedenti alla prima partita della sua squadra”.


 


 


TESTA A TESTA


Italia-Corea del Nord


L’unico predecente risale alla tragica notte di Middlesburg durante i Mondiali del ’66, gli azzurri persero per 1-0 con la compagine asiatica. La rete della vittoria storica fu segnata da Pak Doo Ik, in realtà militare e non dentista come dicevano le leggende urbane. Di certo un dente ce lo tolse e senza anestesia.