Donne in pensione a 65 anni, sì del Cdm

In ottemperanza a una richiesta della commissione Ue, le statali, a partire dal primo gennaio 2012, andranno in pensione a 65 anni, come gli statali, e non più a 61 anni come avviene adesso. Vi sarà dunque un’unico ‘scalone’ e l’equiparazione sarà introdotta tramite un emendamento al decreto legge sulla manovra economica. Questo emendamento, spiega il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, non prevede una deroga alla ‘finestra mobile’ contenuta nella manovra stessa.

L’innalzamento dell’età pensionistica delle statali comporterà un risparmio per lo stato di 1,450 miliardi di euro tra il 2012 e il 2019 e queste risorse, in base a una richiesta del ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna, accolta dal CDM, andranno a un fondo della presidenza del Consiglio, destinato ad “azioni positive” per la famiglia e per le donne.

L’impatto della norma è definito “modesto” dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo il quale “da qui al 2019” sarà coinvolta una platea di circa 25 mila donne. L’equiparazione viene definita “un positivo impatto strutturale” dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, mentre il segretario del Pd, Pierluigi Bersani la considera una misura tagliata con l’accetta: “Siamo da sempre affezionati all’idea che il problema si risolve dando una flessibilità in uscita a tutti, cioè fissando una soglia minima di età di pensionamento per poi lasciare, in una fase di alcuni anni, la possibilità di uscire in rapporto al livello della pensione da riconoscere. Procedere con l’accetta non è un modo sensato”.