Kirghizistan, 102 morti e 1260 feriti Gli uzbeki fuggono: è genocidio

ISLAMABAD – E’ sempre più drammatica la situazione in Kirghizistan, dopo che il governo provvisorio ha autorizzato la polizia a sparare contro i dimostranti. Ieri è sceso in campo il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. “Allarmato per le dimensioni degli scontri”, ha fatto sapere che sta “valutando l’entità degli interventi umanitari necessari”. Nel contempo, il ‘bollettino di guerra’ aggiorna le cifre: 102 cadaveri recuperati, 1.260 feriti di cui più di 700 ricoverati negli ospedali. Proclamato lo stato d’emergenza a Jalalabad e Osh.
Secondo un abitante di Osh, nella città ci sono scontri in quasi ogni angolo. Una situazione che ha spinto il governo ad autorizzare le forze di sicurezza a respingere gli attacchi e fermare le distruzione di edifici con l’uso di armi da fuoco. “Stanno crescendo – afferma l’esecutivo – le violenze, i saccheggi e i massacri. Se non prendiamo misure opportune i disordini potrebbero trasformarsi in un conflitto regionale”.
Gli uzbeki fuggono a migliaia da un Kirghizistan meridionale ormai vicino alla guerra civile, dove bande armate di delinquenti attaccano e massacrano i civili, bruciano case e negozi, saccheggiano interi quartieri che le autorità e le forze di sicurezza del debole governo centrale non sono in grado di difendere.
Sono più di 70.000, soprattutto donne, bambini e anziani, gli sfollati che hanno attraversato il confine con l’Uzbekistan. Si sono rifugiati soprattutto nel villaggio di Iorkishlok, e subito la zona è diventata un immenso campo profughi. Molti accusano forze armate e polizia di lasciare agire impunemente bande armate di uomini che si scatenano senza controllo contro gli uzbeki, in quello che è ormai il peggior massacro interetnico nella zona degli ultimi vent’anni.
“I soldati ci hanno detto che c’era il coprifuoco – ha raccontato un sopravvissuto riparato in Uzbekistan – Abbiamo tentato di chiuderci in casa, ma uomini armati ci hanno assalito, hanno dato fuoco a tutto, mi sono salvato per caso, non so cosa è successo a mia moglie, ai miei figli… Ci vogliono uccidere tutti. Ci sono i cecchini che sparano dai tetti… Questo è un genocidio”.
Il deposto presidente kirghiso Kurmanbek Bakiyev ha negato di essere dietro gli scontri e ha definito incompetenti i membri del governo provvisorio a Bishkek. Bakiyev, dalla Bielorussia, ha detto: “Il Kirghizistan si trova sull’orlo del collasso. La gente muore e nessuno di quelli oggi al potere è in grado di proteggere le loro vite”. Quanto alle accuse che lui e il suo clan siano all’origine degli scontri tra kirghisi e minoranza uzbeka, l’ex presidente ha tagliato corto: “E’ una menzogna”, ha detto.
Mosca ha deciso l’invio di un battaglione di truppe speciali in Kirghisistan per proteggere strutture e cittadini russi nel paese. “La missione dei militari atterrati (in Kirghisistan) è di rafforzare la difesa della strutture e i militari russi con le loro famiglie”.
Sabato la presidente ad interim kirghisa Roza Otunbayeva aveva chiesto alla Russia di inviare truppe per aiutare il governo provvisorio di Bishkek a sedare la rivolta, ma Mosca aveva replicato di non vedere ragioni per intromettersi in “questioni interne” kirghise.
Gli Stati Uniti hanno per parte loro chiesto “un rapido ripristino della pace dell’ordine pubblico”.
Intanto almeno 15 studenti pachistani sono stati presi in ostaggio dai ribelli in Kirghizistan, uno sarebbe stato ucciso. Lo riferiscono media locali citati dal ministero degli Esteri del Pakistan a Islamabad. Il ministero ha annunciato di essere in contatto con il suo ambasciatore in Kirghizistan e di star cercando di ottenere la liberazione degli ostaggi.