Parte bene l’avventura mundial di Maradona

JOHANNESBURG – Cosa significa per la sua Nazionale quel ragazzo che ha ereditato la maglia numero 10 dal suo allenatore, sabato in giacca e cravatta come gli avevano chiesto le figlie, lo si è visto chiaramente all’Ellis Park, in un match in cui la selezione biancoceleste non ha brillato ma la gente si è divertita grazie alle giocate della sua stella. Avesse avuto maggiore assistenza dai compagni, ad esempio se Higuain fosse stato più preciso visto che si è ‘mangiato’ tre gol, l’Argentina avrebbe potuto travolgere i volenterosi nigeriani.


Messi ha giocato una partita quasi perfetta, per il resto l’Argentina non è che abbia brillato. Distratta in difesa con Jonas Gutierrez e Demichelis, lenta a centrocampo con Veron che ha classe nei piedi ma a 35 anni non sembra più quello di una volta, inesistente sulla fascia sinistra con quel Di Maria che Maradona, in una delle sue esagerazioni verbali, aveva definito giocatore “da 300 milioni di dollari”; la selezione biancoceleste è rimandata ad un test più probante, la prossima sfida contro quella Corea del Sud che ha messo ko la Grecia.
All’albiceleste è bastata una partenza-sprint, con Messi che nei primi sei minuti creava già due occasioni da gol. La prima servendo Higuain, che sprecava maldestramente; l’altra calciando lui stesso, al 6’, con il sinistro ma trovando pronto il portiere nigeriano Enyeama, che si esibiva in una parata decisiva. Appena un minuto dopo arrivava la rete che ha deciso la partita, con un bel colpo di testa di Heinze, lasciato solo dalla difesa nigeriana, su corner battuto dalla destra da Veron.

La partita era decisa in quel momento, anche se era troppo presto per capirlo, visto che Messi continuava a dare spettacolo senza però che venissero altre reti. Gli slalom e le serpentine del n. 10 fra le maglie verdi dei nigeriani erano il filo conduttore della partita; e, ad onore degli sconfitti va detto che, a parte una circostanza in cui Haruna è stato ammonito, non hanno fatto ricorso alle maniere forti per tentare di fermare un avversario così ispirato.

Al 18’ altra occasione di Messi, con un sinistro che sfiorava il palo, tre minuti dopo era Higuain a sprecare tirando sul portiere dopo assist di Tevez. Nigeria pericolosa al 28’ con Obasi, poi di nuovo Argentina con il pallino del gioco in mano, grazie anche al poco pressing delle Super Aquile africane. Al 37’ era di nuovo Messi a sfiorare il palo con un sinistro deviato dal portiere nigeriano (alla fine premiato come migliore in campo).
Nella ripresa Lagerback sostituiva uno spento Obinna con Martins, la cui velocità avrebbe potuto impensierire gli argentini, ma era ancora Messi-show, con un’altra serpentina al 14’ e un bel sinistro dal limite al 20’. Il messaggio è chiaro: Messi è grande, l’Argentina, almeno per ora, un po’ meno.