Ripresa e rigore nei conti, ma i grandi in ordine sparso

ROMA – Ma sulle strategia per una crescita sostenibile e sostenuta il G20 di Toronto non dà grandi risposte. E, confermando le previsioni della vigilia, appare in ordine sparso. Con una dichiarazione finale ‘cerchiobbottista’, che mette d’accordo tutti sulla carta, ma che di fatto non segna la strada per quella strategia concordata senza la quale si rischia – aveva paventato l’Fmi solo l’altro giorno – di perdere 30 milioni di lavoro e 4 mila miliardi di dollari di produzione. Niente riferimento all’atteso dossier sulle tasse su banche e transazioni finanziarie. E passa il ‘liberi tutti’ sulle misure da mettere in campo: ‘’differenziate e concepite sulla base delle discrezionalità nazionali’’, cita la bozza di documento finale.


Se l’accordo – forse l’unico sostanziale – si raggiunge sul dimezzamento dei deficit entro il 2013 delle economie mature (che consente alla cancelliera tedesca Angela Merkel di tornare a casa soddisfatta), sulle politiche da mettere in campo ‘’per favorire la crescita’’ il G20 non detta la linea. ‘’Sono necessarie finanze sane’’ avverte. Ma il precorso di aggiustamento dei conti dovrà essere ‘’attentamente calibrato’’.

Ci sono infatti ‘’rischi che adeguamenti fiscali sincronizzati in alcune delle principali economie possano ripercuotersi negativamente sulla ripresa’’. Così come esiste il pericolo che ‘’il mancato consolidamento, ove questo risulti necessario, possa minare la fiducia e ostacolare la crescita’’. Un colpo al cerchio ed uno alla botte, insomma.
Dopo il summit – quello di Pittsburg e prima ancora di Londra e Washington – dove i numeri della debacle dell’economia mondiale ‘mordevano’, i Grandi sembrano così accontentarsi, per ora, di quei modesti segnali di crescita, seppur a macchia di leopardo (con gli emergenti che corrono di più e più velocemente). E quei ‘’passi per garantire un pieno ritorno alla crescita’’, a Toronto latitano. Anche se tutti sono d’accordo sul fatto che ‘’si può fare di piu’’’, scongiurando con ‘’un cammino di riforme più ambizioso nel medio termine’’, gli allarmi del Fmi e della Banca Mondiale. E ‘’bisogna fare di più’’ anche sul fronte della riforma finanziaria, sottolineano i Grandi che, anche a Toronto, si ‘’impegnano ad agire di concerto per una riforma del sistema finanziario’’, sulla strada di quanto già messo nero su bianco nei precedenti vertici.


Alla ricerca di ‘’nuovi standars’’ che dovranno tener conto dell’impatto macroeconomico. Ma anche in quella del rafforzamento delle Ifi (le istituzioni finanziarie internazionali). Ancora una volta, poi, da Toronto si alza una sola voce contro il protezionismo. ‘’In un momento in cui la crisi economica mondiale provocava il più brusco calo degli scambi commerciali in più di 870 anni, il G20 ha scelto di lasciare i mercati aperti’’. E questa – si ribadisce – ‘’è la scelta giusta’’. La ‘palla’ quindi passa a Seul, dove tra meno di cinque mesi – l’11 ed il 12 novembre – il G20 tornerà a riunirsi.