Oggi il Brasile riceverà il premier Berlusconi

SAN PAOLO – Il Brasile che oggi riceve il presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è trasformato in questi ultimi anni da un paese in via di sviluppo a nuovo Eldorado, una nuova potenza mondiale: è uscito prima di tutti dai meandri della crisi globale e avanza ora, con tassi paragonabili a quelli della Cina, verso traguardi che erano inimmaginabili all’inizio della presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva.


L’elite di San Paolo, la capitale economica brasiliana che accoglie Berlusconi e la sua delegazione, stenta ancora a digerire questo ‘’presidente operaio’’, un tornitore meccanico del misero nord-est, venuto su dal nulla, e che per giunta non parla inglese. Ma quest’uomo ha saputo rivoluzionare il Brasile. Col suo parlare costantemente a braccio e stracolmo di saggezza popolare, ha ridato fiducia alla sua gente che lo ripaga adesso con l’85% della popolarità.


Lula è simpatico anche all’estero dove sembra incredibile quello che è riuscito a fare, dando da mangiare a 45 milioni di poveri con la Borsa Famiglia, scovando una immensa quantità di petrolio sotto il mare e sotto lo strato di pre-sale, creando l’alternativa dell’alcol di canna da zucchero per le automobili, settore che si avvia adesso a diventare il quarto mercato al mondo.


Il Pil del Brasile nei primi tre mesi del 2010 è aumentato del 9% rispetto all’anno prima. La moneta Real, gestita in maniera prudente in modo da non generare inflazione, si rafforza ogni giorno di più e in pochi mesi si è spostata da 2,50 reais per euro a 2,19. E come ciliegina finale sulla fantastica torta che Lula sta confezionando ci ha aggiunto l’assegnazione al Brasile dei mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016.


Il presidente del gigante sudamericano finisce i suoi due mandati di quattro anni ciascuno a fine anno. Ma la sua pupilla, Dilma Rousseff, torturata durante la dittatura militare (1964-85), è passata giorni fa in prima posizione nei sondaggi contro il socialdemocratico, oriundo calabrese, Josè Serra: al 40% contro il 35% del rivale. La continuità sembra assicurata per i prossimi quattro anni: e dopo, chissà che Lula non si ripresenti.
Berlusconi e gli imprenditori italiani al seguito potranno innestarsi nel boom degli investimenti della Petrobras (224 miliardi di dollari), delle spese militari (100 miliardi di dollari nei prossimi 30 anni), e dell’agro-business (16 miliardi di dollari solo per il prossimo raccolto record delle eccellenze brasiliane: soia, granoturco, canna da zucchero, cotone, caffè e per la produzione di carne bovina).

Potranno inoltre disputare l’appalto del treno ad alta velocità San Paolo-Rio, proporre una fabbrica della Piaggio nel porto franco di Manaus, in Amazzonia, per rispondere alla domanda galoppante di due ruote dai 190 milioni di abitanti del Brasile. Un Paese che si appresta a fabbricare il suo primo sommergibile nucleare per proteggere i giacimenti al largo della costa atlantica, che ha nell’Embraer il terzo produttore di aerei del pianeta, e che costruirà la terza diga del mondo sul fiume amazzonico Xingù. Il tutto corroborato da 31 milioni di oriundi italiani, una forza di lavoro e dell’ingegno riconosciuta come fondamentale anche da Lula, ma che l’Italia purtroppo non è mai riuscita a sfruttare a sufficienza, dalla prima visita del presidente Giovanni Gronchi nel 1958 ad oggi.