Condanna Dell’Utri: Pdl fa quadrato, disagio dei finiani

ROMA – L’esultanza del Pdl può apparire paradossale se non si considera che la sentenza, della quale non si conosco ancora le motivazioni, ha però cancellato tutte le accuse riguardanti le trame politico-mafiose dal 1992 in poi. Di qui il sospiro di sollievo: la nascita di Forza Italia, secondo i giudici di Palermo, non è macchiata dal sospetto di un accordo con Cosa Nostra.

Ma questo non basta a evitare le polemiche. Perchè sette anni sono comunque tanti, e perchè è stata riconosciuta la frequentazione assidua di mafiosi, con i quali Dell’Utri avrebbe intessuto affari e agevolato accordi con gli ambienti della finanza lombarda. A questo si aggiungono le parole del senatore, che definisce ‘’pilatesca’’ la sentenza, interpretandola come ‘’un contentino alla procura di Palermo’’, ma che soprattutto si lascia andare a una celebrazione di Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore condannato per mafia e morto in carcere: un ‘’eroe’’, dice Dell’Utri, per aver resistito alle pressioni e non aver voluto accusare nè lui nè Berlusconi.

Il Pdl fa quadrato intorno al fondatore di Publitalia, sostenendo che il teorema della procura ‘’è stato smontato’’. Anche Bossi è innocentista, e sostiene che il concorso esterno ‘’non dimostra che uno è mafioso’’. Ma dal coro mancano le voci dei finiani, che esprimono il loro disagio di fronte all’esultanza per una sentenza di condanna: ‘’Non è proprio il caso di festeggiare’’, dice Fabio Granata.

L’opposizione va all’attacco: se Veltroni censura le parole di Dell’Utri su Mangano (‘’sono di una intollerabile gravità’’) l’Idv martella sulla conferma dei legami del senatore con esponenti di spicco della mafia e si augura l’arresto. E’ in questo clima che prosegue lo scontro a tutto campo tra maggioranza e opposizione in Parlamento.

Il ddl sulle intercettazioni segna il passo, in attesa che vengano completate oggi le audizioni chieste dall’opposizione e concesse da Giulia Bongiorno presidente finiana della commissione Giustizia di Montecitorio e che Cicchitto, molto probabilmente già questa mattina alla capigruppo, torni a chiedere la calendarizzazione del provvedimento entro la fine di luglio.
Sulla manovra economica invece pende l’ipoteca delle regioni del nord, che insistono per ottenere un meccanismo che eviti i tagli alle amministrazioni più ‘’virtuose’’. Il governo si trova a dover operare una scelta non facile: può approfittare della dissociazione dei cinque governatori del centrosud per rompere il fronte, ma se lo fa rischia di deteriorare i rapporti con Formigoni, Cota e Zaia. Per evitare fratture insanabili, la manovra sarò cambiata.

Bossi in persona scende in campo per assicurare che i margini per modificare i contenuti della manovra ci sono. In parallelo prosegue la marcia del federalismo fiscale: oggi in consiglio dei ministri il titolare dell’Economia presenterà la relazione che contiene i dati sui costi dell’attuazione del federalismo. ‘’Dimostreremo con le cifre che il federalismo non costa’’, dice il ministro Calderoli. Ma il consiglio dei ministri di oggi vedrò anche il ‘battesimo’ del neo ministro Brancher, sempre più al centro delle polemiche per la sua decisione, poi rientrata dopo l’intervento del Quirinale, di avvalersi dello scudo processuale previsto dalla legge sul legittimo impedimento. Le sue deleghe sono ancora avvolte nel mistero (sulla Gazzetta Ufficiale ancora non sono state pubblicate e Famiglia Cristiana ne approfitta per ribattezzarlo ‘’Il ministro del nulla’’). Il Pd, rompendo gli indugi, ha deciso di presentare una mozione di sfiducia individuale, che è stata sottoscritta dall’Idv ma ha sollevato i dubbi dei centristi dell’Udc.

Marco Dell’Omo