Dell’Utri condannato a 7 anni in appello

Marcello Dell’Utri è stato condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione
mafiosa dai giudici della seconda sezione della Corte d’appello di Palermo: in primo grado il senatore del
Pdl era stato condannato a nove anni, mentre in appello il procuratore generale Antonino Gatto aveva chiesto
una condanna a undici anni.

La corte ha riformato la sentenza di primo grado riducendo la pena a Dell’Utri, assolvendolo dalle accuse relative al periodo successivo al 1992 “perché il fatto non sussiste”: sulla sentenza sembrano quindi non aver avuto influenza le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che fanno riferimento proprio a tale periodo.

Nei confronti dell’altro imputato, Gaetano Cinà – nel frattempo
deceduto – i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere. “Vedremo quali sono le motivazioni. Sono
stupito. In pratica le cose dette da Spatuzza e l’intero impianto accusatorio che pure era ben piantato su
questo punto non è stato preso nella giusta considerazione” ha dichiarato il pg Gatto, aggiungendo: “Bisogna
capire perché la corte ha deciso di eliminare la ‘stagione politica’ da questo processo. In ogni caso sono
sempre possibili ulteriori indagini. Non voglio pensare alla prescrizione, non ci ho mai pensato. La difesa
valuterà se esistono i termini”.

Dell’Utri non ha assistito alla lettura del dispositivo ma è rimasto a Milano
dove ha organizzato una conferenza stampa in cui ha definito “pilatesca” la sentenza d’appello, sottolineando
che i giudici “hanno dato un contentino alla procura palermitana e una grossa soddisfazione all’imputato, perché hanno escluso tutto ciò che riguarda le ipotesi dal 1992 in poi”. “Cercherò il procuratore Gatto e gli farò le condoglianze” ironizza il senatore del Pdl, aggiungendo che sul periodo successivo al 1992 “è giusto indagare ma lo si faccia nella giusta direzione, non attaccando cose a persone che non c’entrano niente di niente”.

“Posso dichiarare la mia soddisfazione ma anche il mio stupore, perché il collegio non ha avuto il coraggio di chiudere una vicenda assurda che mi ha cambiato la vita” sottolinea Dell’Utri sempre a proposito della sentenza d’appello, auspicando in un esito positivo in Cassazione: “Spero che dicano: ‘ma che stiamo
facendo, lasciate stare’”.

Parlando poi dell’intera vicenda giudiziaria, Dell’Utri ha aggiunto: “Se fosse arrivata l’assoluzione avrei detto che la pena l’ho già scontata, 15 anni di pena. Io non somatizzo, ma il disagio c’è”. “Vittorio Mangano è stato il mio eroe” ha inoltre affermato il senatore ribadendo un pensiero già espresso, spiegando: “Era una persona in carcere, ammalata, invitata più volte a parlare di Berlusconi e di me e si è sempre rifiutato di farlo. Se si fosse inventato qualsiasi cosa gli avrebbero creduto. Ma ha preferito stare in carcere, morire, che accusare ingiustamente. È stato il mio eroe – sottolinea Dell’Utri -. Io non so se avrei resistito a quello a cui ha resistito lui”.

“Con questa sentenza – afferma invece uno dei legali di Dell’Utri, l’avvocato Nino Mormino – si mette una pietra tombale sulla presunta trattativa tra Stato e mafia
durante il periodo delle stragi. Quello che ha detto Spatuzza non è stato evidentemente preso in considerazione come voleva l’accusa”. “Prima di valutare i termini dell’eventuale prescrizione, ricorreremo in
Cassazione” annuncia invece un altro dei legali di Dell’Utri, l’avvocato Pietro Federico.

Intanto, sulla sentenza si scatena il dibattito politico: “A parte la profonda amarezza per la decisione dei giudici d’appello sul
caso di Marcello Dell’Utri, l’unico commento positivo in questo momento è la speranza che la Cassazione
riaffermi che l’Italia è la patria del diritto” afferma il ministro dei Beni culturali e coordinatore del Pdl Sandro
Bondi.

Secondo il senatore del Pd Giuseppe Lumia, membro della Commissione antimafia, “Dell’Utri è
stato condannato anche in secondo grado su fatti pesantissimi. Il suo partito e la politica tutta ne devono
prendere atto e trarne le debite conseguenze. Sono sempre stato convinto che – aggiunge -, al di là del giudizio penale, anche di fronte ad una assoluzione vi erano tutti gli elementi per espellerlo dalla politica e
dalle istituzioni”. “Speriamo che Berlusconi adesso non faccia ministro pure lui” ironizza il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro, a cui, in conferenza stampa, replica immediatamente lo stesso Dell’Utri: “Se c’è qualcuno che non ha mai voluto fare il ministro, sono io” afferma, aggiungendo che “su questo
Di Pietro può stare tranquillo”.