Pisanu: «Si temette un colpo di Stato»

ROMA – Un tavolo dove ognuno aveva una sua propria forza contrattuale da offrire e scambiare perché altrimenti i mafiosi non li avrebbero certo presi in considerazione. L’Antimafia cala la sua attesa analisi e il Presidente Beppe Pisanu trova sostegno bipartisan, anche se ognuno dei due schieramenti accentua questo o quell’aspetto dell’articolata ricostruzione che arriva all’indomani della sentenza Dell’Utri.

– Un groviglio tra mafia ,politica, grandi affari,gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato -sottolinea con forza Pisanu -. Non si può escludere che una sorta di trattativa ci fu ma questa non interessò il governo.
Di questi contatti gli investigatori ‘’informarono alcune autorità politico- istituzionali’’. L’oggetto, dimostra Pisanu, era probabilmente la rinuncia dello Stato alla repressione e l’attenuazione o cancellazione del 41 bis. Insomma non fu l’avventura di quattro picciotti. Le carte, a 18 anni dai fatti, parlano. Ci fu una strategia di stampo mafioso e terroristico che fece temere all’allora capo del governo l’imminenza di un colpo di Stato. Come conseguenza si arrivò ‘’all’inabissamento della mafia’’.

Quello che appare chiaro nella relazione Pisanu e che, oltre alla’’convergenza di interessi’’ ci fu la certa presenza di uomini dello Stato. Un patto tra vertici delle Cosche e uomini dei servizi, come evocato dal Procuratore di Caltanissetta Sergio Lari nel luglio dello scorso anno. E oggi, anche attraverso un accenno fatto, in via ipotetica da Pisanu si è avuta la conferma, proprio da Caltanissetta, che Lorenzo Narracci, già vice di Bruno Contrada a Palermo, e oggi funzionario dell’AISI, è indagato con l’ipotesi di reato di concorso nella strage di Via D’Amelio. Quasi una conferma ‘in diretta’ della lettura illustrata stamane a San Macuto di quella presenza ‘’altra’’ accennata più volte.

Pisanu distingue tra verità giudiziaria, politica e storica e sottolinea che in tanti casi queste tre verità, che seguono logiche e percorsi diversi, si trovano spesso o distanti o addirittura in contrapposizione. E infatti c’è stata una sorta di sottolineatura del Procuratore Nazionale Antimafia, Piero Grasso, che ha lamentato la difficoltà di trasformare nelle aule di giustizia le analisi in prove. E Pisanu ha preso spunto per chiarire che la sua è una ‘’verità politica’’ che poggia sull’analisi dei fatti, la loro concatenazione, la logica e gli interessi delle forze che si mossero, i loro obiettivi.

Il vice, finiano, Fabio Granata plaude a Pisanu che rilancia la tesi del ‘’non solo mafia’’. Un plauso che stride con la critica a chi, in Parlamento, definisce eroe come ieri ha fatto il senatore dell’Utri, un ‘’volgare e sanguinario capomafia’’ come Mangano.
Per Laura Garavini, capogruppo Pd si apre una fase nuova: ci saranno audizioni di coloro che avevano incarichi in quegli anni. Veltroni spiega che saranno poche, ‘’quelle 10-12 persone che ci dicano cosa è successo nel ‘92-’93”. Pisanu ‘’ci ha fatto fare un passo avanti’’. Il capogruppo Pdl al Senato, Gasparri ricorda che proprio l’esecutivo Berlusconi, con una sua legge, inasprì il 41 bis per i mafiosi in carcere. Il vice, Quagliariello, aggiunge che ben altri erano i gruppi politici che ‘’avevano potere contrattuale qualora la mafia avesse cercato di scendere a patti”; un richiamo quindi a quella sinistra che attaccò Falcone quando il magistrato era in vita.

L’Idv, con Leoluca Orlando attacca Pisanu: le sue dichiarazioni sono un invito a rinviare i festeggiamenti per quei politici condannati solo a 7 anni di carcere per reati di mafia. Ma a colpire è anche quel passo della relazione dove si dice che se la mafia ha rinunciato al duro braccio di ferro con lo Stato ‘’non ha certo perso interesse per la politica’’. E il Presidente dell’antimafia indica quello che ora ritiene il cuore di questo scontro: le indagini sui soldi, i capitali, gli investimenti. Su quella “politica dei soldi” che è ancor piu’ oggi l’ obiettivo di Cosa Nostra.