Cresce il malumore dopo il caso Brancher

ROMA – Roberto Castelli, viceministro leghista ai trasporti critica, dalle pagine del ‘Giornale’, la ‘’scarsa collegialita’ decisionale’’ del Carroccio, che porterebbe a non ‘’raggiungere i risultati che si vorrebbero raggiungere’’.

Fra le parole di Castelli, si può leggere il disorientamento che ha attraversato il Carroccio nei primi giorni del caso Brancher, e una certa delusione per i ritardi che stanno rallentando la ‘’marcia’’ verso il federalismo, sul quale negli ultimi anni la Lega ha scommesso tutto. Un ‘traguardo’, quest’ultimo, così importante dopo l’abbandono dell’ipotesi scissionista, che in alcuni casi le ‘’chances’’ del suo raggiungimento hanno anche condizionato la scelta degli alleati del movimento.


I leader del partito non commentano l’allarme di Castelli sulla ‘’mancanza del gioco di squadra’’, nè il suo rimpianto dei vecchi tempi del ‘98, ‘’quando stavamo all’opposizione’’ e ‘’Maroni faceva una bellissima segreteria politica che funzionava benissimo e che sarebbe opportuno rifare’’, ma ribadiscono con forza, anche a fronte dei dubbi di Castelli sull’esistenza di correnti nel movimento (‘’spero di no… ma parlo a titolo personale, non conosco le dinamiche interne ai supervertici…’’) che il Carroccio è unito e compatto’’.

Su questo punto, in questi giorni, due nette prese di posizione, sono affidate a ‘generali’ quali Calderoli e Bricolo. L’altro ieri il ministro della Semplificazione normativa, smentendo ogni dissidio con Umberto Bossi, sottolineava che ‘’è evidente il tentativo di fermare la crescita vertiginosa’’ della Lega ‘’cercando di attaccare l’unitarietà del movimento attorno a Bossi’’.

Ieri il capogruppo al Senato, gli fa eco:
– La forza della Lega è di avere un unico leader, un unico capo che tutti riconoscono e che tutti seguono.
L’esistenza di correnti è negata dai vertici del partito, ma da tempo, su alcuni blog e forum web, alcuni vicini al Carroccio, esiste un dibattito sulle divisioni all’interno del movimento. Ci sono siti e blogger che le negano, come altri che ne parlano, e c’è anche qualcuno che ne fa una meticolosa analisi, con tanto di denominazioni delle correnti e nomi degli appartenenti.