Pisanu: “Ci fu trattativa tra lo Stato e la mafia”

Lo ha detto il presidente della commissione antimafia, Giuseppe Pisanu, nella sua relazione alla commissione. “Era una posta altissima – ha ricordato Pisanu – perché il 41bis, la normativa sui collaboratori di giustizia e quella sul sequestro dei patrimoni illeciti avevano ed hanno una tale forza eversiva da far saltare gli assetti interni del potere mafioso e disgregare alla lunga l’intera organizzazione. Per questo, Cosa nostra tratta o cerca di trattare con lo Stato”.

Una trattativa sulla quale esistono “punti di vista diversi” ma “meno contraddittori” di quel che sembra, che “ribadiscono l’estraneità del governo alla trattativa. Ma qualcosa del genere ci fu e Cosa nostra la accompagnò con inaudite ostentazioni di forza”. Secondo l’analisi sviluppata da Pisanu “è ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra cosa nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica. Questa attitudine a entrare in combinazioni diverse è nella storia della mafia e, soprattutto è nella natura stessa della borghesia mafiosa”.

Pisanu ha ricostruito dettagliatamente i vari passaggi degli “omicidi eccellenti” e delle stragi a partire da quella mancata dell’Addaura, citando che ormai vi sono notizie “abbastanza chiare” su due trattative: quella tra Mori e Ciancimino” che forse fu la deviazione di un’audace attività investigativa” e quella tra Bellini-Gioè-Brusca- Riina, dalla quale nacque l’idea di aggredire il patrimonio artistico dello STatò. Pisanu ha osservato che l’elemento probabilmente sottostante al confronto mafia-stato era quello di costringere all’abolizione del 41 bis e a “ridimensionare tutte le attività di prevenzione e repressione”.
E a riscontro Pisanu cita una “singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del 93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell’anno recedente”.