Prandelli: “Voglio un’Italia di qualità”

L’era di Cesare Prandelli alla guida della Nazionale ha ufficialmente inizio. Roma, sala stampa dello Stadio Olimpico, primo luglio: l’ex tecnico della Fiorentina si presenta all’appuntamento con i media elegante e sorridente, e con in tasca un contratto quadriennale (da 1,2 milioni a stagione) con scadenza nel 2014.

Ill primo grande obiettivo è riportare l’Italia a livelli più consoni al suo blasone dopo il fallimento
in Sudafrica e l’uscita di scena con la coda tra le gambe di Marcello Lippi. Per questo Prandelli, che verrà affiancato dal vice Pin, dal collaboratore tecnico Casellato, dal preparatore Venturati e dal preparatore
dei portieri Di Palma, non si nasconde ma anzi rilancia: “È il punto più alto della mia carriera e per
quanto riguarda le difficoltà è meglio pensare in positivo. Mi auguro di formare una squadra anche fuori dal
triangolo di gioco con dei rapporti veri: voglio partire con l’ottimismo giusto, con la voglia di far bene e con
grande umiltà. Non ho mai pensato alla Nazionale finché non ricevetti una chiamata di Abete. Ho accettato
in un secondo perché mi sento italiano e voglio confrontarmi con la nazionale: sono ambizioso ma non
metto altri valori sul piatto della bilancia”.

A Prandelli le vicende ‘politiche’ importano il giusto perché urge
ricostruire tecnicamente e moralmente una Nazionale tornata a casa troppo presto e con le ossa rotte. “Ricette non ce ne sono, se non la volontà di iniziare questa nuova avventura per ottenere cose importanti. Il
lavoro di Lippi, al qualemando un saluto, non è da buttare: Marcello è un ct campione del mondo che
lascia un’eredità positiva, una certa mentalità, un attaccamento particolare a questa maglia. È da qui che
dobbiamo ripartire e tutte le componenti, federazione, squadra e stampa, debbono essere coinvolte, in un
clima di rispetto e collaborazione. Quello che si è fatto si è fatto, vorrei vedere una programmazione che
abbia la finalità di proporre giocatori di qualità. Le scelte sono sempre discutibili ma in Italia la qualità c’è e il
movimento riesce sempre a produrne”.

Ed è qui che c’è la frattura con il Lippi-pensiero, visto che l’ex ct, al momento delle convocazioni, era convinto di non lasciare a casa nessun campione. E, allora, porte aperte
ai vari Cassano e Balotelli. Su Fantantonio Prandelli, che lo ebbe con qualche turbolenza di troppo nel
breve periodo con la Roma, è sicuro che “con il matrimonio è diventato sereno ematuro”, mentre sulla
punta nerazzurra preferisce glissare (“Non lo conosco, non sono in grado di dare giudizi, vedremo di coniugare le nostre esigenze con quelle dell’under 21”).

Il concetto di ‘gruppo’ resta ma non a prescindere, perché da adesso “farà scelte meritocratiche, con giocatori di qualità, sto pensando alle prime convocazioni e alle partite della qualificazioni europee a settembre, sarebbe bello iniziare con partite giocate bene e migliorare di volta in volta”. E ancora: “Nessuna persona al mondo può riuscire in breve tempo a
ricominciare in positivo in tutte le situazioni. Bisogna lavorare molto sulla qualità umana ed il rapporto, c’è da
fare gruppo: è da lì che dobbiamo partire, chi arriverà in azzurro deve rendersi conto che rappresenterà
una nazione, non se stesso”.

Di moduli è troppo presto per parlare (“L’importante è che i giocatori siano impiegati nel loro ruolo affinché rendano al massimo”, la battuta del ct con una punta di critica verso il
recente operato di Lippi), ci potrebbe essere bisogno anche di una ‘chiamata alle armi’ di qualche big, ma
solo in casi estremi. L’esempio è quello, classico, di Francesco Totti: “Al di là del rapporto straordinario con
lui, non sto pensando a Totti. Non vorrei arrivare ad una partita della vita e convocare questi grandi giocatori,
significherebbe aver sbagliato qualcosa nella programmazione”.

Piuttosto, i punti di riferimento della ‘vecchià Italia sono tre: Buffon, Pirlo e De Rossi. Parole al miele sul portierone infortunato: “Vorrei dargli la fascia di capitano per gli Europei. Ho letto le sue dichiarazioni di attaccamento alla maglia, è un’eredità di Lippi che mi auguro possa essere riconosciuta da tutti. È stato pessimista per i prossimi Europei e Mondiali? In questo caso sono state parole dettate dall’amarezza, tant’è che ha dato la sua disponibilità. Non dico che puntiamo a vincere gli Europei ma vogliamo qualificarci con una squadra che abbia un progetto e una identità”. Nella sua mente c’è anche Pirlo, il cui ingresso nel match disgraziato con la Slovacchia è stato l’unico lampo di luce azzurra, e De Rossi, ritenuto un leader per esperienza e qualità (“Ha tante partite alle spalle”).

Il neo ct annuncia anche la volontà di non scartare a priori oriundi come Thiago Motta, Taddei, Ledesma o Zarate: “Se hanno la cittadinanza italiana e giocano benissimo, non vedo perché non debbano essere convocati”. Magari serviranno anche gli ‘equiparati’ per risalire nel ranking Uefa: “Vorrei vedere la Nazionale tra i primi quattro posti, come gli compete. Noi italiani abbiamo grande orgoglio e carattere, non vogliamo essere considerati di poca personalità. Abbiamo la voglia da subito di far vedere a tutti che quella sudafricana è stata solo una parentesi”.