Rotondi avverte: «Chi vota contro Brancher si mette all’opposizione»

Roma – Cosa accadrebbe se una parte della maggioranza, o singoli esponenti di essa, si unissero ai voti della minoranza? Dal governo immediato arriva il monito dal ministro per l’Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi: Aldo Brancher va difeso, la maggioranza deve fare quadrato perchè è una «persona corretta che viene trattata come l’uomo nero».
– Quelli che gli voteranno la sfiducia – avverte Rotondi – si mettono all’opposizione del governo. Parlo di quelli che all’opposizione ci stanno già e quelli che, con un voto di questa natura virtualmente ci si metteranno per loro scelta.


Il ministro per il Decentramento, afferma Rotondi, «va difeso senza se e senza ma». E spiega:
– Sono certo che di qui a poco, e certo prima di giovedì, Brancher fornirà tutti i chiarimenti necessari per evitare che sul suo nome possa accendersi uno scontro in Parlamento.

Comunque l’ultima cosa che ci si può aspettare da una coalizione di governo è che manchi la solidarietà a un componente del governo stesso.
Il vice segretario del Pd Enrico Letta però prevede colpi di scena.
– Il voto di giovedì mattina alla Camera sul ministro Brancher darà sorprese -annuncia -. Tra assenze e casi coscienza noi ci aspettiamo che quel voto lo costringa alle dimissioni. Brancher ha usato la nomina a ministro per sfuggire ai processi.


Il monito di Rotondi però – indirizzato in particolare ai finiani – è netto:
– I parlamentari che votano contro il governo stanno all’opposizione. Poco importa se ci stanno perchè rappresentano le forze che hanno perso le elezioni o se ci siano passati dopo per altre ragioni. Tecnicamente stanno all’opposizione del governo.


Per Rotondi le larghe intese , ipotizzate ancora una volta da Pier Ferdinando Casini, andavano bene 40 anni fa, oggi sono impraticabili.
– Le larghe intese sono un luogo comune. In Italia -sottolinea Rotondi- ci sono state solo a metà degli anni 70 con il governo Andreotti. Dopo di allora è cambiato tutto, compreso il sistema elettorale che le rende impossibili. Impossibili -insiste Rotondi- anche perchè credo in un sistema bipolarizzato come è quello italiano, nessuno possa mettersi a governare insieme all’avversario, sapendo che a fine corsa ci si dovrà di nuovo scontare al momento di andare alle elezioni.