Correa: dopo Bolivia e Venezuela, il greggio a casa anche per noi

ROMA – Non certo un gioco da ragazzi, scrive PeaceReporter. Ma nemmeno una ‘mission impossible’ per uno dei presidenti più progressisti dell’area. E proprio per questo sui banchi del parlamento di Quito è giunta da Correa una legge generale con “carattere d’urgenza” (i deputati dovranno rispondere entro 30 giorni).


Dalla nuova legge ci si aspetta una spinta economica per lo Stato. Il 25% dei proventi andranno a rimpinguare le casse ecuadoriane. Un primo passo verso il mantenimento della promessa fatta da Correa in campagna elettorale. Non solo, sulla scia delle nazionalizzazioni volute da Chavez e Morales, la legge prevede che lo Stato, attraverso strutture idonee, si occupi delle esplorazioni petrolifere e dello sfruttamento dell’oro nero nascosto nei suoi giacimenti.


Certo, le compagnie multinazionali straniere non sono del tutto tagliate fuori dal business, spiega PeaceReporter. Di volta in volta sarà deciso se delegare a entità straniere, che siano di “comprovata esperienza economica e tecnica”, lo sfruttamento di giacimenti.


Alcune settimane fa Correa, che attualmente presiede pro-tempore l’Unasur, aveva fatto sapere che “uno dei grandi temi dello sviluppo è perchè il Nord America si è sviluppato e i nostri paesi non l’hanno fatto malgrado da 200 anni siamo liberi. Noi uniti possiamo conformare il quarto o quinto polo più grande del mondo, con una popolazione di oltre 380 milioni di persone in 17 milioni di chilometri quadrati, con un terzo delle fonti d’acqua dolce del mondo. In più abbiamo riserve di idrocarburi per i prossimi 100 anni”.