Ristoranti ‘doc’ nel mondo promotori dell’Italian Style

ROMA – I ristoranti italiani all’estero diventano ambasciatori e promotori dell’agroalimentare italiano nel mondo. E’ questo l’obiettivo del progetto ”Ristoranti italiani nel mondo” presentato ieri da Unioncamere. Molto semplicemente si tratta di una certificazione che verrà data a quei ristoratori che obbediranno a un decalogo garanzia della vera ”italianità”, dal menù, all’arredamento, alla presenza di personale che parla italiano.

Il progetto ”Ristoranti Italiani nel Mondo” punta a 1.000 ristoranti ”garantiti” in tutto il mondo ed è diventato una realtà a Londra, Singapore, Praga, Barcellona, Città del Messico, Caracas, Dubai, Chicago, solo per citare alcune delle città dove si trovano i primi locali certificati, e ha già coinvolto le Camere di commercio Italiane all’estero, dislocate in 45 diversi Paesi.
– Questa iniziativa si inserisce in un piano più ampio di lotta alla pirateria che il ministero dello Sviluppo economico sta promuovendo – ha detto il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso.

Se l’Italian Style sta diventando sempre di più un fenomeno a portata mondiale il rovescio della medaglia vede i prodotti dell’agroalimentare italiani copiati e contraffatti su vasta scala. Secondo le stime, l’agroalimentare ”made in italy” perde ogni anno 50 miliardi di euro a causa di prodotti che sembrano italiani ma non lo sono. Lo stesso vale per i ristoranti che promettono cucina italiana ma poi di italiano cucinano ben poco.
– Se, con questo progetto, riducessimo di un centesimo il fatturato realizzato con prodotti imitati o contraffatti, recupereremmo al made in Italy 500 milioni di euro – ha evidenziato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.

Non solo, fare dei ristoranti italiani all’estero dei veri promotori e divulgatori dello stile italiano, è lo scopo ”politico” sostenuto oltre che dal ministero dello Sviluppo Economico anche dai ministeri degli Esteri, dei Beni Culturali e del Turismo. Non a caso sta aumentando la domanda turistica dell’Italia gastronomica. Secondo dati di Unioncamere, l’offerta enogastronomica italiana attira da sola il 7 per cento degli stranieri che trascorrono una vacanza nel Belpaese (quasi 11 milioni di presenze) con un impatto economico stimato nel 2009 in 1,5 miliardi di euro.

I ristoratori che vogliono fregiarsi all’estero del titolo di ”ristoranti italiani” devono garantire: la presenza di almeno una persona che conosca la lingua italiana, un’ambiente con arredi che siano distintivi dell’Italia, le portate devono essere scritte in corretta lingua italiana, la percentuale di piatti e di ricette della tradizione italiana non può essere inferiore al 50%, la carta dei vini deve contenere almeno il 20% e in ogni caso almeno 5 etichette italiane Dop o Igp, deve essere disponibile in sala un olio extravergine d’olive italiano, il capocuoco deve essere qualificato per la preparazione di piatti tipici.