Le famiglie risparmiano anche sul cibo

ROMA – E se il valore nominale del budget familiare è diminuito, le uscite in termini reali, che tengono conto dell’aumento dei prezzi (cresciuti dello 0,8% nel 2009), sono crollate.

In tempi di recessione si sono rivelati formiche perfino i ceti medio-alti, che non hanno esitato a fare sacrifici per non svuotare il portafoglio. Insomma, gli italiani hanno stretto la cinghia e hanno tagliato su tutto, compresi i prodotti di primissima necessità, come cibo e bevande.

E’ questo il resoconto dell’Istat sui consumi delle famiglie, un rapporto costellato di segno meno a partire proprio dalla spesa alimentare, ridotta quasi del doppio rispetto a quella complessiva: il ribasso sul 2008 è pari al 3%, per un esborso mensile che non supera i 461 euro.

Colpisce sopratutto la quota di famiglie, il 35,6%, che ha dichiarato di avere fatto rinunce su quantità e/o qualità. In particolare, i cordoni della borsa si sono stretti per pane (da 82 euro al mese a 80), carne (da 105 euro al mese a 107), patate, verdura e frutta (da 18 a 16 euro al mese) e latte, formaggi e uova (da 41 a 40), bevande (da 43 euro al mese a 41).

D’altra parte il capitolo della spesa alimentare pesa molto, sopratutto per i nuclei familiari più deboli: per quelli con a capo un over-64% rappresenta una delle principali voci di bilancio (21% sul totale). Guardando più da vicino le diverse tipologie di famiglie, infatti, si scopre come il livello delle uscite sia differenziato: chi sta peggio sono gli anziani soli, dal loro portafoglio non escono più di 1.415 euro al mese, circa mille euro in meno rispetto al valore della spesa media generale (quella che comprende casa, bollette, medicine e quant’altro).

Grossi divari emergono anche tra i nuclei dove il capo-famiglia ha una posizione sociale redditizia, come quella propria a imprenditori e liberi professionisti (3.493 euro), e quelli guidati da un pensionato (2.104) o da un operaio (2.406). A livello territoriale, si ripropone il tradizionale divario tra Nord e Sud. Con la Lombardia (2.918) che sottrae al Veneto (2.857) il primato di Regione con la disponibilita’ maggiore. Mentre anche quest’anno la Sicilia (1.721 euro) si conferma fanalino di coda della classifica per livello di spesa mensile, lontana per quasi 1.200 euro dalla prima in graduatoria.

Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il calo dei consumi registrato dall’Istat ”è un gravissimo problema” che deve essere affrontato tornando a crescere. Anche i consumatori esprimono preoccupazione: per il Codacons nel 2010 ”andrà anche peggio”. Sulla stessa linea Federconsumatori e Adusbef. I timori riguardano sopratutto la flessione della spesa alimentare: la Cia fa notare come nel 2009 6 famiglie su 10 sono state costrette a cambiare gli acquisti per la tavola. Il ribasso ha provocato anche l’allarme dei partiti politici, con il Pd che sottolinea come ”la manovra peggiori la situazione” e l’Idv che accusa il governo di ”tartassare le famiglie”.