La guerra ai narcos non funziona, il Paese torna a votare l’opposizione

CITTÀ DEL MESSICO – Tre roccaforti (Sinaloa, Puebla e Oaxaca) tradizionalmente nelle mani del Partido Rivolucionario Institucionale (Pri) che si oppone al presidente Felipe Calderón e al suo Partido de Acción Nacional (Pan), di stampo conservatore, sarebbero infatti cadute grazie alla strana alleanza tra governo e le divise forze della sinistra.


Tutti gli altri nove Stati, tuttavia, avrebbero eletto governatori del Pri, ponendo una base importante per la coalizione che, nel 2012, cercherà di scalzare dalla presidenza il Pan, prima con l’ex Ceo della Coca-Cola Vicente Fox e poi con Calderón.

Batosta pesante, invece, per il presidente e la sua guerra ai cartelli dei narcos quella che arriva da Ciudad Juarez, stato di Chiuahua al confine con El Paso (Texas), trasformatasi in una delle città più violente al mondo.
– Ho votato per il Pri perché Calderón ci ha portato a questa guerra per cui è la gente innocente a pagare il prezzo più salato – spiega alla Reuters Jorge Lopez, un 46enne disoccupato.

E proprio alla vigilia del voto i cartelli della droga hanno scatenato una vera e propria campagna del terrore per intimorire politici ed elettori.
Un’azione, questa, dettata dal chiaro intento di voler mantenere il loro potere nelle zone interessate dal voto, magari imponendo candidati a loro amici.
Lo Stato maggiormente colpito dalla violenza dei narcos è stato quello di Chihuahua dove solo domenica gli omicidi legati ai cartelli della droga sono stati una ventina, compreso il fratello del candidato a sindaco nelle fila del Pan della cittadina di Batopilas. Il gesto più macabro della violenza dei cartelli c’è stato però nella capitale Chihuaha, dove il voto è iniziato con il ritrovamento da parte della polizia di 4 cadaveri impiccati ai principali ponti della città.