Maradona lascia l’albiceleste: “Basta, il mio ciclo è finito”

BUENOS AIRES – Il futuro della nazionale argentina resta nelle mani di Diego Armando Maradona. Tocca a lui, è stato ribadito ufficialmente ieri, scegliere se vuole restare o dimettersi. Domenica, al rientro della Seleción dal Sudafrica, alcune migliaia di tifosi gli hanno manifestato il loro sostegno e lo hanno invitato a non lasciare. A livello nazionale i sondaggi sono invece negativi. La Federazione dice che deve essere lui a scegliere, un giornale gli attribuisce la frase che “in Sudafrica si è chiuso un ciclo”. Maradona non ha fornito elementi sui tempi che intende prendersi. Nella conferenza stampa seguita alla batosta subita dalla Germania aveva annunciato che ne avrebbe parlato con i familiari ed i giocatori. Arrivando a casa ha detto agli amici che ora vuole stare con la famiglia.


La festa con la quale alcune migliaia di tifosi hanno accolto tecnico e giocatori lo ha sicuramente colpito positivamente, ma ai media è sembrata un controsenso. “Cosa festeggiamo?”, titola in prima pagina il quotidiano sportivo Olé, ricordando che questa è la frase pronunciata proprio da Maradona, nel 2006, dopo la fallita missione della nazionale, allora non ancora guidata da Diego, in Germania.


“Il ritorno che nessuno immaginava”, scrive La Nacion, sopra la foto del pullman della squadra circondato dai tifosi. Erano 10 mila per alcuni, 20 mila per altri. Molti, ma in controtendenza rispetto ai sondaggi dei tre maggiori quotidiani che, su scala nazionale, certificano una bocciatura per Maradona. La percentuale di coloro che non lo vogliono più alla guida della nazionale va, infatti, da un minimo del 60 al 72 per cento. Tifosi a parte il quadro è abbastanza chiaro. Il tecnico ha un contratto fino al 2011, anno in cui l’Argentina ospiterà la coppa America, prima rivincita per le squadre latinoamericane, cui seguirà la fase di qualificazione per il prossimo mondiale in Brasile.


Il presidente della federazione Julio Grandona gli ha dato appuntamento tra un mese, quando in agosto la Selección tornerà in campo a Dublino per un’amichevole contro l’Irlanda di Giovanni Trapattoni. Un atto dovuto si dice, anche perché Grandona nella sua lunga permanenza alla guida dell’Afa (Associazione calcistica argentina) non ha mai licenziato alcun allenatore, aspettando, come nei casi di Marcelo Bielsa nel 2004 e di Alfio Basile, nel 2009, che fossero i tecnici ad andarsene. Di sicuro Maradona ha contro la maggior parte dei media, già critici nei confronti del ct nella difficile fase di qualificazione e che non hanno gradito l’invito polemico rivolto loro dall’ex Pibe de oro, di chiedere scusa alla squadra, dopo le facili vittorie della prima fase del mondiale. E fioriscono le rivelazioni, finora fatte sottovoce, sui ruoli svolti dai collaboratori, cominciando da Hector Henrique, considerato il vero stratega e tecnico del gruppo e da Oscar Ruggeri “il quale nella notte aspettava che non ci fossero più giornalisti nella zona, per raggiungere la sede del ritiro e dare i suoi consigli”.


Maradona voleva Ruggeri ma Grandona non ha accolto la richiesta. Allora è stato mandato in Sudafrica quale commentatore tv, con licenza di partecipare alle decisioni della commissione tecnica. Cosa impedita a Carlos Bilardo, presente nello staff ma emarginato. Per i media nessuno nel gruppo di Maradona ha esperienza di allenatore e per questo l’esperimento va considerato chiuso. Nomi di candidati non vengono fatti, ma sui giornali abbondano pagine sulla rifondazione della albiceleste, ci sono riferimenti espliciti alla rabbia dei giocatori meno utilizzati ed è partito il toto-formazione sull’Argentina che verrà.