Il diritto ad una stampa libera

E’ stata una decisione sofferta. Sarà la prima volta, nei suoi 60 anni di storia, che la “Voce” mancherà all’appuntamento mattutino con i suoi lettori. Non era mai accaduto. Non era accaduto durante le storiche giornate del gennaio del 1958, quando il Paese si risvegliò dal sopore al quale l’aveva obbligato la feroce dittatura militare; non era accaduto neanche nei giorni che seguirono al tragico terremoto del luglio del 1967, quando ancora si scavava nelle macerie nel disperato tentativo di strappare dalla morte quante più persone possibili; e non era accaduto durante il frustrato putsch del febbraio del 1992, quando le strade erano ancora macchiate di sangue. Ma domani sarà differente. E’ in gioco la libertà. La nostra libertà di informare. La vostra libertà d’essere informati. Non è vero che la legge sulle intercettazioni, ribattezzata “Legge Bavaglio”, protegge la privacy dei cittadini. Esiste già una struttura legale che stabilisce “paletti” ben precisi, a difesa della sfera del nostro privato.

Non è vero che, come ha fatto notare recentemente Roberto Saviano, la legge sulle intercettazioni difende le telefonate tra fidanzati. Lo è, invece, che servirà a proteggere, col silenzio omertoso, la privacy degli affari, dei malaffari. Se ci fosse stata la legge bavaglio, nessuno sarebbe venuto mai a conoscenza della “cricca”; nessuno avrebbe mai saputo che mentre all’Aquila si contavano i morti c’era già chi rideva e si sfregava le mani pensando agli affari che avrebbe fatto. In altre parole, non si sarebbe mai fatta luce sui tanti casi di corruzione che minano la democrazia.

L’unico vero ingranaggio contro la corruzione è la libertà di stampa. E’ il solo strumento che i cittadini hanno per essere informati. E come ha detto il Presidente della Camera Gianfranco Fini: “La libertà di stampa non è mai troppa”. Ma, si sa, un cittadino informato non è facilmente manipolabile dal potere.

Illegalità, corruzione, malcostume. Sono il cancro che da sempre logora il tessuto sociale di un paese. Ma la stragrande maggioranza dei cittadini ha rispetto per le leggi. E gli italiani non sono l’eccezione. Pagano le tasse, hanno un senso civico. Come ha scritto Guido Tabellini su Il Sole-24ore, la storia insegna che si può combattere la corruzione e la si può sconfiggere. Gli Stati Uniti, a cavallo tra l’800 ed il 900, erano forse uno dei paesi più corrotti. Senz’altro, assai corrotto. Bustarelle, scandali, criminalità organizzata, immoralità, malcostume. Eppure, riuscì a venirne fuori. Poco a poco. Non fu un miracolo. Fu la somma di uno sforzo legislativo e giudiziario con la presenza di una stampa libera ed indipendente; di una editoria in crescita, robusta, pronta a creare coscienza nella società, ad orientare i lettori, a denunciare i soprusi, i vizi, la corruzione.

I governi sono propensi a condizionare, a imbavagliare la stampa. Di esempi è lastricata la storia dell’umanità. In passato, il fascismo, per governare senza impedimenti, dovette asservire la stampa, assoggettarla. Lo fece tra il 1923 ed il 1926. Limitò le attività dei giornalisti e degli opinionisti; condizionò la proprietà dei giornali, spingendola a cedere testate e stabilimenti. Furono tali le offerte da non poter essere respinte. E dove il denaro non raggiunse lo scopo, ci pensò la violenza. Mutarono di proprietà il Corriere della Sera, La Stampa, Il Telegrafo, Il Piccolo, il Resto del Carlino. Divennero editori gli Agnelli, i Crespi, i Volpi, i Ciano. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, fondata nel 1908, venne eliminata. Al suo posto fu istituito il Sindacato dei Giornalisti Fascisti. Allora iniziò una delle stagioni più tristi e grigie della nostra storia contemporanea.

Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, affermò una volta: “Tra uno stato senza giornali e dei giornali senza Stato, preferisco dei giornali senza Stato”. In altre parole, l’informazione libera ed indipendente è indispensabile alla società. E’ una risorsa vitale della democrazia. E’ per questo che non si possono accettare leggi che ne sviliscano il ruolo, ne limitino le funzioni, ne sminuiscano il raggio d’azione.
La libertà d’informare e quella d’essere informati sono oggi in pericolo. E non è vero che i giornali all’estero non ne siano coinvolti. Non è assolutamente vero che ciò che accade in Italia, nell’ambito delle libertà democratiche, non interessi le comunità all’estero.

Un esempio banale, se in Italia ci fosse stata la “Legge Bavaglio”, in Venezuela non saremmo mai venuti a sapere quanto accaduto con le schede elettorali. E come sia stata privata una Collettività di un suo rappresentante in Parlamento. Non avremmo saputo mai del “falò di Miccichè”, delle presunte relazioni del faccendiere, apparentemente legato al clan Piromalli, con esponenti della nostra Collettività; della corruzione politica e dei corrotti. La stragrande maggioranza della nostra Collettività, onesta e lavoratrice, vivrebbe ancora all’oscuro di tutto. Forse non avrebbe mai saputo.
In un mondo sempre più globalizzato è impensabile che ciò che accade in Italia, o altrove, possa non avere ripercussioni sulla nostra Collettività, sulla nostra vita quotidiana. E’ per questo che domani la “Voce” non sarà in edicola. Oggi difendiamo la nostra libertà d’informare e il vostro diritto ad essere informati.

Mauro Bafile