Jabulani e Vuvuzela, ecco le parole chiave

Al primo posto il polpo veggente che, dopo aver pronosticato la vittoria della Spagna contro la Germania, si è guadagnato la simpatia del premier Zapatero, sinceramente preoccupato per lui, al punto da offrirgli dei ‘bodyguard’ contro i ‘voraci’ tedeschi.

La vuvuzela, tragica colonna sonora di tutte le partite sudafricane, è ormai entrata nel nostro immaginario collettivo e, alla fine, non ci dà più fastidio assistere alle partite accompagnati da quel ronzio. C’è da temere per l’inizio del campionato italiano, con gli stadi che ci sembreranno silenziosi in maniera desolante.

Altro simbolo, lo Jabulani. Si tratta del pallone dei mondiali, odiato da portieri e attaccanti. I primi lamentano le traiettorie imprevedibili che prende la palla e che li espone a figure barbine. I secondi ne lamentano l’incontrollabilità, la difficoltà di stoppare e calibrare i passaggi, di indovinare l’angolazione del tiro. C’è da dire che lo Jabulani ha costituito in questi mondiali un ottimo alibi per entrambi e chissà che, alla fine, non se ne sentirà la mancanza.

Nuove entrate tra i personaggi dei mondiali sono il portiere Iker Casillas che, dopo la vittoria, bacia in diretta la giornalista-fidanzata. Una scena che ha fatto salire qualche lacrima anche a chi auspicava una vittoria arancione.

Ma l’icona di questo mondiale è, e non potrebbe essere altrimenti, il sorriso di Nelson Mandela che sfida l’età, il lutto per la tragica morte della nipotina alla vigilia della kermesse, il freddo dell’inverno sudafricano e illumina, più di qualsiasi gioco pirotecnico lo stadio Soccer City di Johannesburg.