Ieri l’anniversario della nascita del grande romagnolo Agustín Codazzi

CARACAS – Se uno dei personaggi storici più famosi d’Italia nel mondo è l’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi, il Sud America non può dimenticare l’italiano Agostino Codazzi: geografo, cartografo e militare diventato eroe nazionale del Venezuela. Di Codazzi, che ha visto i suoi natali a Lugo il 12 aprile 1793, si è celebrato ieri l’anniversario della sua nascita.


Il giovane Codazzi si arruolò nelle armate napoleoniche ed ebbe immediato accesso alla prestigiosa Scuola Teorico Pratica di Artiglieria, a Pavia, emanazione dell’École nationale des ponts et chaussées, nella quale studiò per circa tre anni.


Certo che la sua competenza militare sarebbe stata apprezzata, s’imbarcò per il Sud America dove le colonie spagnole combattevano per l’indipendenza. Assieme a Costante Ferrari, romagnolo come lui, partecipò alla nascita della Grande Colombia e gli venne concesso di dedicarsi al commercio.
Nel 1834 si sposò con Araceli Fernandez de la Hoz, che gli diede ben otto figli. Nello stesso anno compì l’esplorazione del fiume Orinoco, che attraversa da ovest a est tutto il Venezuela per poi gettarsi nell’Oceano Atlantico.


Codazzi ricevette poi l’incarico di procedere alle misure topografiche della zona di Maracaibo: il suo lavoro venne talmente apprezzato che successivamente gli fu affidato il delicatissimo compito di tracciare le linee di confine tra Venezuela (del quale aveva da poco preso la nazionalità), Colombia ed Ecuador. Il suo lavoro di cartografo si protrasse per il decennio successivo, tra una campagna militare e l’altra, raccogliendolo alla fine nelle sue opere più importanti, l’Atlas físico y político de la República de Venezuela e il Resumen de la Geografia de Venezuela, stampate a Parigi nel 1840.


Venne nominato capo di Stato Maggiore e gli venne dato l’incarico di redigere un atlante delle undici province del neonato stato venezolano. L’opera, denominata Atlas fisico y politico de Venezuela ebbe un grande successo anche in Europa, nonostante il fatto che Codazzi dovette più volte sospendere la compilazione dell’opera per riprendere le armi contro le numerose rivolte dei caudillos. Diventò governatore dello stato di Barinas, incarico che dovette abbandonare per uno dei tanti colpi di stato.


Dopo altri impegni militari, nel 1852 ricevette una richiesta da Londra di ispezione geografica per la realizzazione di canale transoceanico. Nel 1854, nonostante nessuna menzione ufficiale, il tracciato del Canale di Panamá seguì tutte le indicazioni prospettate dal romagnolo.


A seguito di ulteriori disordini, dalla cartografia civile ritornò in ambito militare, con il grado di generale, salvo tornare alla sua attività di geografo appena i disordini ebbero termine. Dal 1857 in poi si occupò solo di geografia, in particolare della continua esplorazione dei territori amazzonici e andini della Colombia e dell’Ecuador, su cui pubblicò un’opera di 600 pagine.


Nelle insalubri foreste della Cordigliera andina, Codazzi contrasse la malaria e morì a Espíritu Santu nelle montagne di Colombia il 7 febbraio 1859. Oggi questo luogo si chiama Agustín Codazzi. La sua salma fu successivamente traslata nel Pantheon Nazionale di Caracas.
Nel 2001 la città di Tovar ha eretto un monumento a “l’hombre de las tres patrias”.