Il testo rimane lesivo dei diritti all’informazione

ROMA – Lo dice la Federazione nazionale della stampa in una nota. ‘’Un intervento come questo rende ancora più evidente come non si possa ritenere sufficiente un confronto ‘politico-mercantile’ sulla misura delle pene amministrative. Appare sempre più chiaro – aggiunge la federazione – che non si può travolgere il principio dell’autonomia dell’informazione, nè si può accettare l’idea che gli editori ne diventino proprietari in quanto chiamati, per legge, ad adottare misure per impedire pubblicazione di notizie di interesse pubblico che si vuole vietare con censura preventiva oppure chiamati a pagare multe, seppure di poco ridotte rispetto alle previsioni iniziali.

Non è accettabile questa sorta di principio di ingerenza, che viola altre leggi dello Stato, in primo luogo quella sulla stampa approvata dalla Costituente e immediata interpretazione dell’articolo 21 della Costituzione. Cancellare la separatezza delle competenze e sottoporre i giornalisti al diretto controllo dei proprietari di giornali, radio e televisioni, è un mostro giuridico che nessun emendamento sulle sanzioni cancella. E’ la norma che deve essere cancellata come indica ora autorevolmente anche l’Onu.

L’ostacolo del lavoro investigativo dei giornalisti ‘su materie di interesse pubblico, come la corruzione, data l’eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari in Italia’, denunciata oggi dall’Onu, è preoccupazione che la Fnsi pone in primo piano da tempo, ma su di essa il Governo e i sostenitori del ddl Alfano continuano a fare orecchie da mercante. Questa è una legge che si profila come anti-italiana, dannosa per le libertà dei cittadini, tale da esporre il nostro Paese alla sanzione della comunità internazionale’’.


Secondo la Fnsi ‘’ascoltare le ragioni del buon senso e del rigore istituzionale, anzichè cercare continue prove di forza, resta l’unica via per uscire da una situazione che si fa sempre più imbarazzante. L’udienza-filtro e il giurì per valutare in tempi rapidissimi la violazione della privacy sono vie maestre che ostinatamente Governo e maggioranza che lo sostiene paiono non voler seguire. Ma è bene chiarire per l’ennesima volta che non c’è un vero problema di privacy da tutelare nel disegno che viene presentato e che appare sempre più evidente come si voglia proteggere solo la privacy di chi è abituato a compiere misfatti o a inquinare la vita pubblica: lo dimostrano anche le notizie sulle inchieste più rilevanti di questi giorni. Con il Ddl intercettazioni si porrebbe il silenzio a ogni notizia sulle organizzazioni criminali dei colletti bianchi, sul cosiddetto scandalo dell’eolico e il dramma dell’inquinamento della vita pubblica sarebbe ancora più grave e devastante’’.