Cosentino, disinnescata la bomba a orologeria

ROMA – Lasciando il governo, Cosentino disinnesca la bomba ad orologeria della mozione di sfiducia contro di lui; una bomba che era stata piazzata dalle opposizioni, ma che era stato lo stesso Gianfranco Fini ad innescare, mettendo in calendario il voto alla Camera per la prossima settimana (e andando così contro la richiesta esplicita dei capigruppo del Pdl e della Lega).


La decisione, di cui il presidente della Camera sottolinea la correttezza regolamentare, ha reso praticamente indispensabili le dimissioni dal governo di Cosentino, accompagnate da un attacco del sottosegretario uscente al presidente della Camera e da una dichiarazione di stima ricevuta dal presidente del consiglio. In questo modo, si è evitato di esporre il governo al rischio di lacerazioni nella maggioranza legate alla evidente divaricazione fra Berlusconi, che copre col proprio avallo l’operato di Cosentino in Campania, e Fini, che invece ribadisce la convinzione che le dimissioni del sottosegretario fossero doverose e indispensabili. Ma la decisione di Cosentino di conservare la carica di coordinatore del Pdl in Campania, d’intesa con Berlusconi, lascia intendere che resta ancora aperta la partita interna al partito. Una partita in cui, al di là di Cosentino, ad essere in ballo è l’altro indagato eccellente, il coordinatore Denis Verdini, e, più in generale, l’assetto interno al Pdl.


Al netto dell’allergia di Berlusconi per la parola correnti, è chiaro che ormai questo partito è diviso in gruppi e sottogruppi che non trovano un punto di equilibrio. Del resto, l’attuale assetto risale ad un momento politicamente molto lontano, quello della fusione fra Forza Italia ed An; mentre la formazione di una minoranza ufficiale attorno a Fini e l’articolazione in gruppi ed aree in concorrenza fra di loro mette in questione la rappresentatività della dirigenza, in particolare del triumvirato di coordinatori Bondi-Verdini-La Russa, e dà argomenti a chi, come la fondazione Liberamente di Franco Frattini e delle ministre, sostiene che sarebbe meglio un coordinatore unico. Ma lo stesso Frattini si mostra prudente, tanto da giudicare ‘’prematuro’’ qualsiasi discorso di candidature a questo incarico (come quella di Maria Stella Gelmini).

Una prudenza che il successivo esito dell’incontro di Berlusconi con Cosentino, Verdini e La Russa ha dimostrato più che giustificata, come indicano la conferma di Cosentino in Campania, il fatto che Verdini rimanga al suo posto, e le parole riferite da La Russa per il quale Berlusconi considera inesistente l’idea del coordinatore unico (mentre non si esclude il summit in agosto sulla riorganizzazione del partito, preannunciato da Frattini)
Nessun cambiamento immediato sembra dunque in vista nel Pdl, tanto meno sull’onda delle indagini (che intanto potrebbero toccare anche Roberto Formigoni, indicato in un’informativa dei carabinieri come mandante di pressioni illecite sulla magistratura). Anche perchè Berlusconi ha già avvertito nei giorni che non intende piegarsi al clima ‘’giacobino’’ e ‘’giustizialista’’. Restano intanto aperte altre due vicende molto delicate, quella della manovra e quella delle intercettazioni. Sulla manovra, il governo accelera; l’annunciata questione di fiducia è stata posta al Senato, e sarà posta anche alla Camera per arrivare alla conversione in legge al più presto. Mentre il Quirinale insiste a sollecitare tutti i partiti ad assumere come impegno comune il risanamento dell’economia nazionale.


Sulle intercettazioni, invece, c’e’ una pausa di riflessione. Il governo ha infatti chiesto ed ottenuto 48 ore di tempo alla commissione giustizia della Camera per valutare tutti gli emendamenti presentati. Una scelta apprezzata dalla presidente e relatrice, la finiana Giulia Bongiorno. Anche se resta da vedere se questa pausa si risolverà in un semplice rinvio, o sarà utile ad evitare lo scontro.


Giovanni Graziani