Iran, Amiri ribadisce le accuse agli Usa

Lo scienziato iraniano Shahram Amiri è rientrato a Teheran dopo essere scomparso 13 mesi fa. Nelle sue prime dichiarazioni è tornato ad accusare i servizi segreti americani e sauditi di averlo rapito e ha negato
di avere nulla a che fare con il programma nucleare della Repubblica islamica.

Amiri, che era svanito nel
nulla durante un pellegrinaggio in Arabia Saudita nel giugno del 2009, è ricomparso misteriosamente martedì
nella sezione d’interessi iraniana a Washington (l’ufficio che fa le veci di una ambasciata). Le autorità americane hanno affermato che lo scienziato era arrivato negli Stati Uniti di sua iniziativa e che liberamente ha deciso di fare rientro in Iran. Una fonte dell’amministrazione diWashington ha tuttavia detto che gli Stati Uniti hanno ottenuto da Amiri informazioni “utili”. Ma Amiri, ricercatore presso l’università Malek Ashtar di Teheran, legata ai Guardiani della rivoluzione, ha negato di lavorare nel programma nucleare.

“Non ho niente a che fare con Natanz o Fordo”’, ha affermato, riferendosi ai due siti del Paese per l’arricchimento dell’uranio, il primo già attivo e il secondo in costruzione. I lavori presso il sito di Fordo erano stati ammessi nel settembre dello scorso anno da Teheran dopo che alcuni servizi d’Intelligence occidentali avevano detto di esserne già venuti a conoscenza.

Amiri, che era partito ieri daWashington, è giunto all’alba di ieri a Teheran dopo uno scalo in Qatar. Ad accoglierlo all’aeroporto vi erano la moglie, diversi parenti e il vice ministro degli Esteri per gli affari legali e consolari, Hassan Qashqavi. Sorridente, con in braccio il figlio e con una corona di fiori al collo, Amiri ha fatto il segno della vittoria verso i fotografi. Successivamente ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti in cui ha ribadito le sue accuse agli Usa.

“Nei primi due mesi dopo il sequestro sono stato sottoposto a torture”, ha affermato lo scienziato, aggiungendo di essere stato minacciato di essere consegnato a Israele se non avesse cooperato e affermando che agenti dell’Intelligence israeliani erano presenti ad alcuni degli interrogatori. Amiri ha aggiunto che la Cia gli ha offerto anche una somma di denaro ingente per cercare di indurlo a rimanere negli Usa e dichiarare che aveva fatto defezione. Amiri ha concluso ringraziando le autorità iraniane per quella che ha definito la sua “liberazione”.