La Commissione Esteri dà parere positivo sui tagli

ROMA – In particolare, la Commissione Affari Esteri ha iniziato e concluso l’esame del provvedimento nelle parti riguardanti il Ministero degli Esteri alla presenza del sottosegretario Vincenzo Scotti. Sia nella relazione dell’onorevole Antonione (Pdl) che nel successivo dibattito è emersa una sorta di amarezza, accompagnata dall’inevitabile senso di impotenza, per i continui tagli ai conti della Farnesina. Nonostante tutto, però, con il voto negativo di Pd e Idv, la Commissione ha approvato parere positivo al provvedimento con condizioni ed una osservazione.


Antonione ha spiegato che il decreto contiene «un pacchetto d’interventi che incide pesantemente sulla funzionalità della ‘macchina’ diplomatica del nostro Paese: sono convinto che il lavoro della Farnesina sia troppo importante per essere trascurato o per subire delle rilevanti penalizzazioni economiche che porterebbero, nei fatti, ad un peggioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini ed alle imprese italiane operanti all’estero».


In sostanza, l’articolo 2 del decreto «prevede, a decorrere dall’anno 2011, una riduzione lineare del 10% delle dotazioni finanziarie iscritte a legislazione vigente nell’ambito delle cosiddette spese rimodulabili. Questa decurtazione per il Mae si concretizza in una riduzione complessiva di circa 44 milioni di euro nel 2011» di cui circa la metà, 21 milioni, «dovrebbe riguardare le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo ed alla gestione delle sfide globali».


Altre misure, ha aggiunto, «sono intese a contenere le spese per il pubblico impiego»; ciò, per la Farnesina, si sostanzia in una «riduzione del 50% delle spese per missioni all’estero del personale a partire dall’anno prossimo».


Sono soppresse le diarie per missioni all’estero che, ha spiegato Antonione, «verranno sostituite da un rimborso delle spese di vitto e alloggio per il personale inviato all’estero». Dal 2011 saranno ridotte del 50%, anche le spese per attività di formazione dell’Istituto diplomatico.
– Si tratta – ha osservato, critico, Antonione – di un forte svuotamento di risorse finanziarie a carico del Mae che rischia inevitabilmente, dopo i tagli di spesa introdotti dalle precedenti manovre finanziarie, di portare ad un ridimensionamento di azioni e ambizioni sul versante della proiezione internazionale dell’Italia. Gli interventi previsti, inoltre, non sembrano possedere un carattere strutturale ma si limitano ad incidere su spese essenziali, come quelle relative alla formazione del personale ed alle missioni all’estero.


Il deputato ha quindi illustrato gli effetti del decreto sul personale; norme pesantemente criticate anche dal Ministro Frattini in un’intervista al «Corriere della sera»: per il personale non contrattualizzato, tra cui i funzionari della carriera diplomatica, si stabilisce che le progressioni di carriera comunque denominate per il triennio 2011-2013 abbiano effetto «ai fini esclusivamente giuridici», cioè le promozioni non incideranno sul trattamento economico. «La specificità della carriera diplomatica – ha sottolineato Antonione – risulta fortemente compromessa da questa disposizione che presenta peraltro dubbi profili di costituzionalità». Per Antonione sarebbe «opportuno che il Governo chiarisca quale sia la normativa effettivamente applicabile alle assunzioni di personale diplomatico, poiché l’articolo 9, comma 5, del decreto-legge in esame estende al 2013 il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, già fissato dal decreto-legge n. 112 del 2008 per gli anni 2010-2011″.

Le nuove assunzioni sono invece regolate dall’articolo 9 del decreto secondo cui «le amministrazioni che autorizzano trattenimenti in servizio oltre l’età per il collocamento a riposo d’ufficio, dovranno scontare il relativo trattamento retributivo dalle risorse destinabili a nuove assunzioni. In esito ad un’indicazione emersa nel corso dell’esame presso la Commissione esteri del Senato, è stato approvato dall’altro ramo del Parlamento un emendamento in base al quale tale disposizione non trova applicazione, limitatamente al 2011 e al 2012, ai Capi di rappresentanza diplomatica nominati precedentemente all’entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame».


Concludendo, Antonione ha proposto un parere favorevole sul provvedimento esprimendo però «profonda preoccupazione per il modus procedendi che lo ispira, che rischia seriamente di incidere sull’assetto organizzativo e funzionale del Ministero degli affari esteri e di «smontarne» i delicati meccanismi di carriera. Ma ciò che colpisce negativamente, al di là delle singole decurtazioni introdotte dalla manovra, è che manchi sostanzialmente nel nostro Paese – come ha ricordato tre giorni fa il Segretario generale della Farnesina, ambasciatore Giampiero Massolo, sul Corriere della Sera, «la consapevolezza di quanto conti, per competere nel mondo globale, la solidità complessiva dei «sistemi Paese».


Nel dibattito che ne è seguito, il sottosegretario Scotti ha rimarcato «le caratteristiche del sistema multilaterale della politica internazionale» sottolineando «l’incomprimibilità delle missioni all’estero effettuate dal personale diplomatico che non sono quindi assimilabili all’attività esterna di qualsiasi altra amministrazione».


L’onorevole Barbi (Pd) ha osservato che «ulteriori tagli per 44 milioni di euro, sommati a quelli ancora più drastici degli anni precedenti, pregiudicano la continuità e l’affidabilità della politica estera italiana, a cominciare dagli interventi di cooperazione alla sviluppo che possono contare ormai su risorse estremamente esigue, frustrando le legittime ambizioni di un Paese che comunque schiera circa ottomila unità nelle missioni internazionali»,
«No» anche da Italia dei Valori perché, ha spiegato l’onorevole Evangelisti, «la manovra incide pesantemente sull’azione della politica estera italiana, compromette il ruolo dei diplomatici e marginalizza il nostro Paese in ambito europeo, ignorando il fatto che alcune spese rappresentano un investimento produttivo».


Critico anche Franco Narducci (Pd) che ha ricordato ai colleghi come la presente sia «la decima manovra correttiva che persiste nella strategia di tagli lineari, che non hanno rivelato una forza dinamica. Sui presunti risparmi relativi al Ministero degli esteri previsti fino al 2013, oltre alle misure di chiusura di sedi consolari, invito il Governo ad esercitare senso di responsabilità politica. Rimango stupito per le reazioni determinate dagli interventi sugli stipendi dei diplomatici, mentre sarebbe meglio badare agli effetti negativi sulla tutela degli interessi del Paese all’estero sull’erogazione dei servizi e alle imprese. Ci sono impegni internazionali che l’Italia ancora non ha onorato, tra cui il finanziamento del Fondo per la lotta all’Aids, a cui il l’Italia dovrebbe essere particolarmente interessata, in quanto meta di flussi migratori da Paesi a rischio». Il parlamentare ha quindi stigmatizzato «le conseguenze dei tagli sulla ristrutturazione tecnologica ed informatica, che comprometteranno inevitabilmente il progetto del consolato digitale che avrebbe dovuto supplire alla chiusura delle sedi consolari».


Per Dozzo (Lega Nord) «in molti casi la nostra rete diplomatica non è all’altezza della propria funzione, in particolare per quanto riguarda la promozione del nostro sistema produttivo. La difesa degli interessi del personale diplomatico assume carattere corporativo nonostante l’elevato livello retributivo».
Di diverso avviso l’onorevole Zacchera (PdL) secondo cui «i tagli indiscriminati tendono a colpire maggiormente le realtà dove le risorse sono già impiegate al meglio, con un minore impatto nelle situazioni di maggiore inefficienza. Credo – ha aggiunto – che notevoli risparmi ed un indubbio aumento di efficienza si potrebbero conseguire con l’inserimento dell’ICE, ed eventualmente anche dell’ENIT, all’interno della struttura del Ministero degli esteri. Ulteriori risparmi potrebbero derivare da una riduzione delle eccessive spese effettuate all’estero dalle regioni». Zacchera ha infine invitato il Governo «a concentrare in ogni sede estera presso unici «uffici Italia» tutti i servizi per cittadini ed operatori» e lamentato «l’imbarazzante confronto tra l’entità organica della nostra rete all’estero e quella dei partner europei comparabili».

Antonione, nella sua replica, ha voluto ricordare al collega Dozzo che «gli imprenditori italiani all’estero spesso preferiscono lamentarsi senza realmente prendere contatto con i consolati». La commissione ha infine approvato il parere positivo proposto dal relatore.