Effetto Marea nera la Bp deve vendere

Itest sulla pressione nel pozzo Macondo, responsabile per la marea nera nel Golfo del Messico, sono
proseguiti anche ieri mentre si lavora per trovare una soluzione definitiva alla catastrofe ambientale.
Intanto la Bp ha cominciato a vendere campi petroliferi e di gas per far fronte ai costi del disastro.

I test, iniziati giovedì scorso, martedì sono stati prorogati di altre ventiquattr’ore. Anche se il tappo ha fermato il flusso di petrolio nel Golfo, i funzionari governativi e la Bp hanno comunque sempre detto che si tratta di una soluzione temporanea. Si lavora dunque per la sigillatura permanente, in attesa che a fine luglio entrino in funzione i due pozzi di sfogo, e i tecnici stanno esplorando una nuova strategia: pompare fango nella falla per sospingere il greggio nel serbatoio sottostante.

Secondo la Bp l’opzione, fallita nelle scorse settimane, dovrebbe stavolta riuscire perché la pressione attuale è inferiore al previsto. Ma nel giorno in cui il premier britannico, David Cameron, alla Casa Bianca, ha insistito che “una forte e stabile Bp è nell’interesse di entrambi i Paesi”, arriva la notizia che l’azienda comincia a raccogliere denaro fresco per pagare i danni nel Golfo.

Vari campi petroliferi e di gas del colosso britannico in Texas, New Mexico, Canada e nel deserto egiziano sono passati di mano alla rivale statunitense Apache per 7 mld di dollari. Se ne parlava da giorni, adesso le cessioni sono cominciate e probabilmente ne seguiranno altre: la Bp ha già reso noto che venderà la maggioranza degli asset in Vietnam e Pakistan; e Apache ha già discusso con il gruppo petrolifero l’acquisto di una partecipazione nel giacimento di Prudhoe Bay, in Alaska.

Crollato il prezzo delle azioni, il colosso britannico deve garantire fondi sufficienti per pagare multe, spese di pulizia e richieste di risarcimento danni da parte di lavoratori e imprese locali. E non sarà facile. Da Londra intanto arriva la notizia che il ceo, Tony Hayward – che nelle scorse settimane si è attirato addosso una valanga di critiche per come ha gestito la crisi- si dimetterà entro la fine dell’estate. L’azienda si è affrettata a smentire il Times, ma secondo il quotidiano che ha dato la notizia l’addio di Hayward consentirebbe a Bp di rafforzarsi
rispetto alle mire espansionistiche dei gruppi rivali. Infine, i dati aggiornati sul disastro ecologico:
sono 254 milioni (pari a 1,6 milioni di barili) i litri di petrolio che rimangono nelle acque del golfo. Secondo
il bilancio della Guardia Costiera, dal pozzo danneggiato il 20 aprile sono finiti in mare 5,4 milioni di barili
di petrolio (860 milioni di litri).

Poco più di due milioni e mezzo di barili sono evaporati o biodegradati,
823mila sono stati aspirati mediante il sistema di pompaggio in superficie, 262mila barili sono stati bruciati, e 100mila sono stati scremati. Un’emergenza per la quale l’amministrazione ha messo in campo la
flotta più imponente dallo sbarco in Normandia: 5.600 imbarcazioni.