Fiat, Bossi: «Dalla Serbia soldi a Lingotto» Fiom: Espellere chi accetta la newco

ROMA – La difesa di Mirafiori e il rispetto degli impegni sulla saturazione di tutti gli impianti nazionali, il futuro di Pomigliano. La linea di governo e istituzioni, in vista del tavolo con la Fiat di mercoledì, è chiara.
– L’azienda torinese che punta sempre più ad una dimensione internazionale non penalizzi le fabbriche italiane – chiede il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dicendosi comunque ottimista su una soluzione positiva.


Mentre il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, evidenzia il ruolo anche di Belgrado.
– Non penso che la decisione di delocalizzare la produzione Fiat sia una cosa improvvisa, l’ad Marchionne l’avrà studiata bene e il governo serbo gli dà i soldi – afferma il leader della Lega.


Ma sul piatto, come detto, non c’e’ solo la questione di Mirafiori e del trasferimento della nuova monovolume L0 nello stabilimento serbo di Kragujevac, per un investimento da un miliardo di euro, di cui, appunto, 250 milioni da Belgrado e 400 milioni dalla Bei. C’è anche Pomigliano, per cui si torna a parlare dell’ipotesi di una newco rilanciata anche ieri sulle prime pagine dei quotidiani Mattino, Messaggero e Manifesto, insieme alle indiscrezioni sull’uscita della Fiat da Federmeccanica e quindi da Confindustria per dare vita, dopo il 2012, ad un nuovo contratto nazionale per il solo settore auto, svincolato da quello dei metalmeccanici. Uscita che, secondo il quotidiano napoletano, sarà annunciata giovedì, il giorno dopo il tavolo a Torino. Ipotesi che vengono respinte dal fronte sindacale.


– Se qualche sindacato confederale italiano dovesse accettare o solo non contrastarle dovrebbe essere immediatamente espulso dalla Confederazione sindacale europea – arriva a dire Giorgio Cremaschi della Fiom.


Sul tavolo, intanto, Sacconi spiega la posizione del governo.
– Alla Fiat chiederemo, in un contesto di relazioni cooperative, di garantire la saturazione degli impianti produttivi nazionali, compreso Mirafiori.


Ed evidenzia che ”l’adesione” del Lingotto ”al tavolo è di per sè incoraggiante” mentre lo stesso ”sarà un’occasione per la Cgil, se lo vorrà, di rientrare in gioco assumendo le necessarie responsabilità”.
Su Mirafiori, scende nuovamente in campo anche il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota.
– Va difesa a tutti i costi, come Pomigliano – dice, perchè in ballo c’è ”il simbolo della vocazione industriale del Piemonte e più in generale tutto il Nord.


Mentre il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, chiede ai sindacati di dare garanzie di ”affidabilità”, perche’ ”bisogna pur convincere Marchionne a rinunciare alla linea dura e a pensare qualcosa di alternativo per Mirafiori”.
Ma l’incontro convocato da Sacconi per mercoledì nella città del Lingotto trova le critiche dell’opposizione.
– Il ministro della disoccupazione e della precarietà, Sacconi, come al solito, racconta le favole sulla Fiat – accusano il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, e il responsabile Welfare e lavoro del partito, Maurizio Zipponi, secondo cui ”sarebbe stato meglio organizzarlo da un’altra parte, magari a Fontana di Trevi che questo governo sta provando a vendere ai lavoratori”.
Anche il responsabile Economia e lavoro del Pd, Stefano Fassina, respinge il ruolo del ministro del Welfare: ‘
– Che c’entra? Finora Sacconi è stato un ultras dell’attacco ai diritti dei lavoratori e della divisione sindacale.