Il Pd chiede una commissione d’inchiesta. Di Pietro: “Non attuabile”

ROMA – Il giorno dopo l’allarme corruzione lanciato dal capo dello Stato continuano le reazioni e il Pd chiede una commissione parlamentare di inchiesta sulla P3.

“Il monito del presidente della Repubblica sulla nuova questione morale non può cadere nel vuoto – sottolinea Rosy Bindi, presidente dell’assemblea del Pd e vicepresidente della Camera -. La magistratura farà la sua parte per accertare le responsabilità personali e deve essere lasciata lavorare in piena autonomia, senza subire forme più o meno esplicite di delegittimazione del proprio ruolo. Ma al tempo stesso se vogliamo evitare, come chiede il presidente Napolitano, un pericoloso massacro delle istituzioni, è necessario che il Parlamento faccia la sua parte per comprendere e analizzare le cause e le dimensioni reali del degrado della vita politica e le finalità di pratiche illegali e meccanismi opachi che stanno inquinando settori decisivi della vita pubblica”.

“A questo fine – annuncia – presenterò nei prossimi giorni, insieme ad altri colleghi del Pd e non solo, una proposta di legge per la costituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare sulla cosiddetta P3. Ritengo indispensabile che la politica dia fin d’ora una prova di autonomia e consapevolezza assumendo la responsabilità di una attenta e severa riflessione sul sistema di inquietanti degenerazioni che sta venendo alla luce”.

Ma per Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori, “seppure apprezzabile la proposta di Bindi per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla nuova P2 allo stato non è attuabile. Infatti, così facendo, si creerebbe un doppio binario, cioè quello riguardante la magistratura e quello inerente il Parlamento”.
“Sappiamo bene da quali persone è composta la maggioranza di questo Parlamento. Ma siamo seri, ma ve li immaginate voi personaggi inquisiti come Verdini e Cosentino che si autocondannano in Parlamento? Piuttosto è certo che si autoassolverebbero. Sarebbe più appropriata, invece l’istituzione di una commissione parlamentare d’indagine solo al termine dell’inchiesta della magistratura e sulla base degli atti processuali” dice Di Pietro.

“Già nel ‘92 e nel ‘93, avevamo scoperto il sistema gelatinoso nel rapporto tra affari, politica e mafia, ma quelle persone e quei metodi sono ancora lì, anzi si sono appropriati delle istituzioni e le utilizzano per fare leggi, provvedimenti e prendere decisioni proprio per rafforzare il loro potere piduista. Oggi c’è bisogno di un partito della legalità – ha continuato Di Pietro – che metta insieme le persone per bene prima che sia troppo tardi. Dobbiamo cominciare a preoccuparci non del modello piduista che ha conquistato il potere ma del modello piduista che sta conquistando le coscienze”.

La commissione d’inchiesta viene bocciata dalla maggioranza. “Sulla P3 più che una commissione di inchiesta serve un regista: la trama c’è, i personaggi pure, ci vuole un bravo artista e sarà la commedia del secolo” ironizza il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi.
Contrario alla proposta della Bindi il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che chiede di lasciar “lavorare la magistratura nella normale dialettica tra accusa e difesa”.