Gli ambasciatori si ritrovano tra riforme e preoccupazioni

Presentare il ministero degli Esteri rinnovato; mettere in evidenza il nuovo core business del dicastero; sottolineare l’importanza di investire su questo nuovo strumento; lanciare un segnale di allarme riguardo ai tagli alle spese e alle risorse. Questi i quattro obiettivi della settima conferenza degli ambasciatori presentata a Roma dal segretario generale della Farnesina Giampiero Massolo.

La conferenza 2010, che si terrà il 27 e 28 luglio presso il ministero degli Esteri, vedrà la partecipazione del ministro Franco Frattini e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il primo giorno, mentre alla sessione conclusiva parteciperà il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una conferenza che si aprirà all’indomani dello sciopero dei diplomatici a seguito dei tagli previsti all’interno della manovra finanziaria varata dal governo. Alle sfide come la globalizzazione, i servizi ai cittadini e alle imprese e l’Europa, si affianca infatti il problema delle risorse, “il famoso fare di più con meno, evitando – ha detto Massolo – che si trasformi in un ‘fare poco con niente’”, andando cioè “oltre un certo limite per quanto riguarda l’allocazione di risorse e le modalità di funzionamento dei risparmi” tanto da “preoccuparsi per il mantenimento in vita della stessa struttura”.

La riforma che sarà presentata durante la conferenza, non si limiterà alla struttura interna, ma proporrà anche un nuovo modo di affrontare la politica estera, i rapporti con l’Unione europea e con i cittadini e imprese, la rete diplomatico-consolare. La ristrutturazione della rete delle ambasciate e dei consolati all’estero si era resa necessaria perché “la struttura – ha dichiarato Massolo è figlia della vecchia emigrazione”.

Tra i campi di investimento il più importante è sicuramente quello dell’informatica per i servizi alle imprese e innovazione del lavoro nel ministero, pensata secondo criteri di “tracciabilità e trasparenza”. Un altro aspetto di rinnovamento è la metodologia di gestione, dotando le ambasciate e i consolati di un’ampia autonomia
gestionale e finanziaria”.

Dopo questi primi mesi di sperimentazione, dal 1 gennaio dell’anno prossimo
ambasciatori e consoli avranno un loro bilancio, costituito da rimesse dalla capitale, che purtroppo non
sono destinate a crescere, e da attività e sponsorizzazioni che gli ambasciatori e i consoli riescono a procurarsi. Gli skill manageriali dei nostri consoli e ambasciatori passando anche attraverso
un rafforzato sforzo di formazione, dovranno evidentemente aumentare. Questo comporta anche
delle nuove responsabilità e un giudizio del ministero sulla performance”.

Con questa riforma, secondo
Massolo, la Farnesina va in direzione opposta alla “deresponsabilizzazione dilagante” che caratterizza
il mondo pubblico. Per quanto riguarda le nuove collaborazioni con le istituzioni, si riceveranno risorse
in funzione dell’uso che se ne fa, proponendosi al sistema privato. “Investire nel nuovo sistema conviene –
evidenzia Massolo – e il nostro sforzo è quello di farlo comprendere a due mondi”, quello privato,
“ponendo la Farnesina come gestore di rete e proponendo al privato delle collaborazioni che siano
nell’interesse del Sistema paese”; e quello pubblico, facendo capire che “esistono all’interno dello Stato
delle funzioni, ove si esca dalla logica dei tagli trasversali e di considerare l’intero comparto statale tutto alla
stessa stregua, su cui fare degli investimenti mirati”.

Il segnale di allarme è, secondo Massolo, qualitativo
e quantitativo. Quantitativo, perché “se i tagli si spingono oltre un certo limite bisogna necessariamente
ridurre azioni e ambizioni e noi siamo arrivati a questo se non addirittura oltre”. “Sulla qualità –
aggiunge il segretario generale della Farnesina – proponiamo un metodo: vedere come è possibile ottenere lo
stesso effetto dal punto di vista del risparmio senza che queste misure di risparmio abbiano un effetto contrario, mettendo a rischio la funzionalità degli strumenti”. Secondo Massolo è necessario cercare di “fare
l’interesse della funzione pubblica e del cittadino ma senza che questo provochi demotivazione e compromissione della funzione stessa”.