“Meglio non rompere i rapporti diplomatici”

CARACAS – Una decisione drastica e precipitata. Così è stata definita la risoluzione presa giovedì dall’esecutivo di rompere le relazioni diplomatiche con la Colombia secondo la maggior parte degli italiani intervistati. Quasi tutti non vedono prossima un’entrata in guerra, ma c’è anche chi reputa la reazione del Venezuela legittima.


La ‘Voce’ ha intervistato gli italiani del Centro Italiano venezolano e non solo domandando un’opinione a proposito della risoluzione adottata la settimana scorsa dal governo nei confronti della Colombia.


CARACAS – Una decisione precipitata. Così è stata definita la risoluzione presa giovedì dall’esecutivo di rompere le relazioni diplomatiche con la Colombia secondo la maggior parte degli italiani intervistati. La deliberazione di Chávez è stata adottata a seguito delle accuse dal governo di Bogotà dinanzi alla Organizzazione degli Stati americani (Osa) che 1500 militanti sia delle Farc sia dell’Eln e alcuni capi della guerriglia colombiana si nascondono in Venezuela.

Francesco O., se da un lato non condivide un atto così drastico perché inciderebbe negativamente sull’economia venezolana caratterizzata da un rilevante commercio fra i due paesi, dall’altro ha sostenuto con aria calma che un vero rischio di entrare in guerra non c’è.
Di questa opinione sono quasi tutti gli italo-venezolani a cui la ‘Voce’ ha posto la domanda.

Anche Rosina Fischietti è convinta infatti che non ci sarà nessun conflitto armato. Seduta intorno a un tavolo rotondo nella hall del Centro Italiano venezolano con le sue amiche dove ascoltano la musica di Celentano non ha paura di dichiarare quello che pensa:
“Questa decisione è semplicemente politica e serve per mettere in scena uno show mediatico. La Colombia e il Venezuela in fondo sono paesi-fratelli. Anche se il nostro paese dichiarasse la guerra, la Colombia non risponderebbe mai con un’iniziativa bellica”.

Secondo Angela che entra nel dialogo unendosi al gruppo è necessario innanzitutto fare la pace:
“Rompere i rapporti diplomatici significa porre fine alla comunicazione fra due stati: è una pazzia. Il prima possibile deve riprendere il dialogo”.

E’ dell’opinione che l’unica strada sia quella del confronto con le parole anche Filippo P. che afferma fumando una sigaretta appoggiato al balcone con vista sulla piscina:
“La rottura non durerà molto ed infatti già il nuovo governo colombiano guidato da Juan Manuel Santos ha dato i primi segnali di distensione verso il Venezuela”.

Francesca D. rimane assorta nei suoi pensieri, riflette per poi emettere un giudizio. Non è così certa di quello che potrà accadere, anzi manifesta timore sulle possibili decisioni che saranno prese a breve termine dal governo venezolano:
“La reazione di Chávez alle accuse mosse dalla Colombia è stata esplosiva. Il governo non ha tenuto in considerazione le conseguenze negative che possono derivare da questa risoluzione repentina”.

Dello stesso avviso è Teresa Cescutti che vuol far sentire la propria voce più forte degli altri: “Sarebbe controproducente un atto così drastico”. Maria Luisa Buttitta invece va oltre e congettura che la rottura dei rapporti diplomatici sia uno strumento per impedire ai venezolani di vedere gli altri gravi problemi del paese. Antonella Sansanno si sbilancia ancora di più fino ad ipotizzare che la dichiarazione dello stato d’allarme potrebbe giustificare la sospensione dei diritti civili e politici e quindi la posposizione delle prossime elezioni del 26S.

Dopo un’analisa tranquilla e puntigliosa dei fatti, Adela Scirone dice, mentre sorveglia sua figlia, di non condividere questa opinione. Secondo lei infatti, come la maggior parte degli intervistati, non ci sarà nessuna guerra né saranno rimandate le elezioni ma il governo dovrebbe rispondere all’accusa della Colombia portando delle prove:
“Se ci fosse un’infiltrazione delle Farc e dell’Eln in Venezuela – sostiene -, sarebbero in pericolo gli stessi cittadini. Quindi abbiamo il diritto di sapere la verità”.

Gianpiero V. non vuole esplicitare la propria opinione sul tema, ma commenta con l’aria di chi la sa lunga gli orientamenti politici dei suoi connazionali:
“Anche se la maggior parte degli italo-venezolani del Civ possono dire di essere contrari all’operato del governo, bisogna ricordare che molti di loro lavorano e fanno affari con l’esecutivo”.

Ma ci sono anche italiani che non pensano nello stesso modo della maggior parte. Ilaria Arienta, 30 anni, arrivata a Caracas 5 anni fa, reputa la reazione del governo venezolano legittima. Dopo aver terminato di ridipingere la sua stanza nel quartiere di Sarria che è segnata dalle infiltrazioni dell’acqua ed essersi documentata bene sull’accaduto afferma:
“Si è chiuso sempre un occhio su tante brutte giocate fatte dalla Colombia negli ultimi anni, questa volta non si può non fare niente di fronte a delle accuse non solo gratuite ma che non si fondano su nessuna prova attendibile. Qualsiasi cittadino del Venezuela dovrebbe indignarsi dinanzi alle dichiarazioni fatte dall’ambasciatore colombiano presso la Osa Luis Alfonso Hoyos che screditano il proprio paese”.

B.M.E.