“Le difficoltà possono trasformarsi in opportunità”

CARACAS – Corso di cucina per alcuni giovani cuochi, assaggi guidati di vini, presentazione di prodotti tipici della regione, incontri. La breve permanenza della delegazione marchigiana è stata un vero e proprio “tour de force”. Il risultato, comunque, è valso la pena. Almeno è questa l’opinione del Consigliere dell’Assemblea legislativa delle Marche, Paolo Perazzoli.


– Io ho l’abitudine di dire quel che penso. Devo confessare che la vera ragione della mia presenza in Venezuela è la stima e l’amicizia che mi legano a Giovanni Lucci, un imprenditore che ha avuto la testardaggine e il coraggio di credere nel Paese. Il primo impianto lo realizzò a fine degli anni ’70 ed inizio degli ’80. Oggi, a distanza di 30’anni, è impeganto nella costruzione di una cella frigorifera di oltre 10 mila metri quadrati. L’impianto complessivo ne occupa 12 mila. “Per la nostra realtà, sono dimensioni medio-piccole ma, per in Venezuela, senz’altro grandi. I lavori dovrebbero concludersi entro l’anno. Quindi, sono venuto a manifestare la soddisfazione della nostra regione”. Cerchiamo di dire a questo imprenditore che crediamo in lui – Perazzoli parla a getto. E’ spontaneo. Ma, attenzione, non per questo è meno prudente o non misura le parole. Al contrario, ad ognuna di esse attribuisce la giusta importanza-.

In questi giorni – prosegue – mi sono reso conto delle tante difficoltà che vive il paese; difficoltà che pesano in chi vi lavora. Ma mi sono anche convinto che queste possono rappresentare delle opportunità. Sono occasioni importanti per coloro che non restano ad osservare. In Italia, oramai, siamo un po’ tutti ‘seduti’…. stanchi, sazi. Abbiamo bisogno di imprenditori come Lucci, con tanta voglia di fare, di innovare, di crescere.


Spiega che le potenzialità della Regione Marche sono riscontrabili nell’industria. E tra i settori trainanti cita quelli dei mobili, delle attrezzature alberghiere, degli elettrodomestici e delle calzature. C’è poi l’agroindistria, localizzata nell’ascolano. La filiera del freddo risponde proprio alle esigenze sorte dallo sviluppo di questo settore, oltre all’ittico.


Si sofferma in particolare sul comparto della pesca per spiegare l’importanza dell’industria del freddo. Ed infatti, oggigiorno il pesce, per conservarne tutta la freschezza, viene congelato in celle frigorifere già sul perchereccio.


– E’ nostro desiderio metter su alcuni progetti; dar vita ad alcune filiere – sostiene -. E’ stato consigliato di iniziare dai pomodori, per arrivare alla produzione dei pelati per supermarket e ristoranti. Credo che si potrebbero anche studiare progetti di collaborazione. Ad esempio, vendita di tecnologia accompagnata dalla formazione per la sua gestione. Le possibilità sono tante. Nelle Marche esistono aziende grandi e piccole, veri gioielli che producono, ad esempio, attrezzature per cucine e fabbriche.


Afferma che il Venezuela è grande ed ha bisogno di impianti “come il frigorifero che, nei pressi di Caracas, costruisce Giovanni Lucci”.
– Bisogna crearne assolutamente altri – sostiene -. E non solo per il prodotto congelato, ma anche per il fresco.


– A suo avviso, vi sono possibilità di joint-ventures tra industriali marchigiani e imprenditori italo-venezolani?


– E’ evidente – risponde convinto – che sia per le distanze, sia per quel che sta accadendo nel paese non è pensabile realizzare investimenti alla leggera. L’ideale è iniziare rapporti con privati in loco per progetti comuni. Vediamo se riusciamo a presentare programmi importanti. Credo che ci sia la volontà e ci sono anche le condizioni.


– Avete avuto colloqui con rappresentanti della nostra Camera di Commercio?


– Si – afferma – c’è stato uno scambio di idee con Giovanni La Bella, vicepresidente di Cavenit, poichè il presidente, Giorgio Trevisi, non è in Venezuela. In un primo momento, ho avuto la sensazione che La Bella, non dico che fosse un po’ seccato per la nostra presenza, ma che considerasse l’incontro come: “una perdita di tempo”. Poi, però, di fronte alle nostre proposte ha cambiato atteggiamento. Ha capito che ci sono occasioni che possiamo cogliere assieme.


– Questa missione può considerarsi una prima pietra per iniziative future? Come inciderà sull’imprenditore marchigiano la realtà del paese che, lo sappiamo, non rappresenta uno stimolo agli investimenti?


– Una prima pietra? Certo – afferma immediatamente -. Ci piacerebbe costruire subito qualche cosa di concreto. Voglio sottolineare che i nostri imprenditori hanno realizzato investimenti anche nei paesi dell’Est a a Cuba. Rischiano. Insomma, sanno cogliere le occasioni quando queste si presentano. Chiaramente, i contratti devono essere precisi. E devono avere interlocutori “in loco” che li aiutino a capire. L’imprenditore rischia ma deve logicamente valutare quei rischi. Deve poter ridurre i margini di errore.