Stop alle bombe a grappolo, 107 stati firmano la Convenzione

GINEVRA – E’ in vigore da ieri la Convenzione che mette al bando le bombe a grappolo e ne proibisce produzione, uso, stoccaggio e trasferimento. La Convenzione è stata firmata da 107 paesi e ratificata da altri 30, l’Italia ha firmato il testo, ma non l’ha ancora ratificato. Per il segretario generale dell’Onu la sua entrata in vigore rappresenta ‘un passo avanti importante’. Lo stock mondiale delle bombe a grappolo è infatti stimato in un miliardo di esemplari. Usa, Cina, Russia e Israele (che ne hanno il maggior numero) non hanno firmato la Convenzione. Il bando delle cosiddette ‘cluster bombs’ è per Jacob Kellenberger, presidente del Comitato internazionale della Croce rossa, un ‘momento storico’ e ‘un passo decisivo verso la fine di enormi sofferenze’.


Le bomblet sono un’eredità storica di Adolf Hitler, lui le chiamava romanticamente “butterfly bomb”, bombe farfalla, e le sganciava sulla Gran Bretagna. Sconfitto il nazismo, rimasero le bomblet. Gli Stati Uniti le usarono senza risparmio in Vietnam, la Russia li ha adottati in Afghanistan e in Cecenia. Secondo i gruppi umanitari Israele ha seminato in Libano 4 milioni di bomblet, 40% inesplose. Nella guerra del Golfo del 1991 gli Usa ne lanciarono 61mila, contenenti 20 milioni di submunizioni. Sulla Jugoslavia, nel 1999, ne furono sganciate (probabilmente anche da aerei italiani) 26mila, contenenti 300mila submunizioni. Sono state di nuovo usate in Afghanistan, nella seconda guerra contro l’Iraq, nell’attacco israeliano al Libano. In Iraq e in Kossovo per Human Rights Watch le bomblet hanno ucciso più civili di qualunque altra arma.

Quelle usate nel Kurdistan e in Kuwait, o trovate nei magazzini militari, sono state prodotte in Belgio, Canada, Cile, Cina, Egitto, Francia, Italia, Romania, Singapore, ex Unione sovietica e Stati Uniti.
Il papa Bendetto XVI ha voluto esprimere “vivo compiacimento per l’entrata in vigore della Convenzione sul bando delle munizioni a grappolo che provocano danni inaccettabili ai civili”. Lo ha detto dopo la preghiera dell’Angelus. “Il mio primo pensiero – ha aggiunto – va alle numerose vittime che hanno sofferto e continuano a soffrire gravi danni fisici e morali, fino alla perdita della vita, a causa di questi insidiosi ordigni, la cui presenza sul terreno spesso ostacola a lungo la ripresa delle attività quotidiane di intere comunità”. “Con l’entrata in vigore della nuova Convenzione, alla cui adesione esorto tutti gli Stati, la Comunità internazionale ha dimostrato – secondo Ratzinger – saggezza, lungimiranza e capacità nel perseguire un risultato significativo nel campo del disarmo e del diritto umanitario internazionale”.

“Il mio auspicio e incoraggiamento – ha concluso il Pontefice – è che si continui con sempre maggior vigore su questa strada, per la difesa della dignità e della vita umana, per la promozione dello sviluppo umano integrale, per lo stabilimento di un ordine internazionale pacifico e per la realizzazione del bene comune di tutte le persone e di tutti i popoli”.

“La Convenzione – ricorda da parte sua la Santa Sede in una nota – rappresenta un passo significativo nel campo del disarmo e del diritto umanitario internazionale, nonché un risultato notevole per un multilateralismo basato sulla cooperazione costruttiva fra attori governativi e non governativi e sul legame fra il diritto umanitario e i diritti umani”. L’accordo, infatti, “oltre a colmare una grave lacuna del diritto umanitario, la Convenzione tende a dare una risposta forte e credibile ad un problema tuttora molto attuale, non solo per il continuo uso delle munizioni a grappolo, ma per il fatto che tali ordigni possono giacere inesplosi sul terreno, colpendo anche dopo molti anni dalla loro dispersione ed impedendo la ripresa della vita quotidiana della popolazione civile”. La nuova Convenzione, inoltre, “assicurando il diritto all’assistenza alle vittime, offre un motivo di speranza a tutti coloro che hanno subito gli effetti delle munizioni a grappolo”.

“La Santa Sede – ricorda la nota – ha partecipato attivamente al processo di Oslo, dal quale è scaturita la nuova Convenzione, essendo stata tra i primi a proporre la moratoria sull’uso di questi ordigni e facendo parte fin dal suo inizio dei sei membri del cosiddetto Core Group, il gruppo di Stati promotore dell’iniziativa”. “La Santa Sede – infine – è stata tra i primi Stati a ratificarla, nella convinzione che la logica della pace sia piu’ forte della logica della guerra, la quale in tutti i casi deve avere come limite invalicabile la protezione e la tutela della popolazione civile, e in particolare delle persone più vulnerabili”.