Nuovo Csm, monito di Napolitano: “Riacquistare prestigio tra i cittadini”

ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a puntare il dito contro le “squallide consorterie” e durante la cerimonia al Quirinale per il passaggio di consegne tra il vecchio Csm e l’insediamento del nuovo sottolinea la necessità di “rigorose regole deontologiche per i magistrati e per gli stessi componenti del Consiglio” per fare in modo che il sistema giustizia e la magistratura riacquistino “prestigio e consenso tra i cittadini”.

I magistrati non debbono attribuirsi “missioni fuorvianti” anche al fine di preservare “riservatezza e garanzia della ‘terzietà” ha affermato il presidente Napolitano, citando “la lezione di Adolfo Beria d’Argentine”. Inoltre, ha sottolineato il capo dello Stato, è importante “alzare la guardia” contro scelte del Csm che possano apparire frutto di ‘pratiche spartitorie ed interessi lobbistici’.

Per il vicepresidente uscente del Csm Nicola Mancino, “nei quattro anni di consiliatura pur tra polemiche e scontri, abbiamo avuto sempre a cuore il prestigio della magistratura, a difesa dell’autonomia e dell’indipendenza dei giudici: abbiamo lavorato per il ripristino di quel rispetto che è la cifra di ogni riconosciuta autorevolezza. La magistatura deve recuperare quel segno distintivo di un ruolo e di una funzione che in ogni ordinamento democratico fanno la differenza”.

“Sono stati per il Consiglio superiore della magistratura quattro anni di attività intensa e faticosa. Grazie alla sua guida illuminata e non pochi suoi interventi a noi indirizzati, abbiamo cercato di assolvere con saggezza, prundenza e costanza i nostri compiti istituzionali”. Certo, sul fronte delicato dei rapporti fra politica e giustizia, “non sono mancati – ha ricordato Mancino – momenti di tensione dialettica e qualche scontro; da parte nostra abbiamo sempre cercato di dimostrare con i fatti prima che con le enunciazioni, volontà di collaborazione istituzionale con il governo, con i ministri della giustizia e, loro tramite, con il Parlamento”.
Mancino ha poi difeso il ruolo dei pareri del Csm.

Ricordando l’atto di insediamento della consiliatura, ha detto rivolgendosi a Napolitano: “In quella occasione il discorso rivolto ai miei consiglieri è stato da lei espresso l’autorevole convincimento secondo cui il Consiglio superiore può esprimere al ministro della Giustizia la propria opinione ogni volta che sono in discussione proposte che riguardano l’organizzazione giudiziaria, a prescindere da richieste formali da parte del Guardasigilli. Anche io ero e resto di quella idea, che ebbi modo di manifestare in Aula nella mia veste di presidente del Senato, quando mi si chiedeva di esprimermi su supposte dilatazioni da parte del Csm della facoltà di formulare pareri su iniziative legislative essenzialmente di origine governativa”.
Mancino è poi intervenuto sulla riforma del Csm, ricordando che la proposta non è condivisa dall’Associazione nazionale magistrati e sottolineando che “una innovazione così radicale, a mio avviso, andrebbe assecondata e non rigettata, nell’interesse del buon nome del magistrato e della magistratura”.