Russia, da Medvedev stretta sui diritti umani

La Russia guarda al futuro. Prendendo, però, il peggio del proprio passato. Dimitry Medvedev ha firmato una legge che trasforma i servizi di sicurezza del FSB nella Precrime di Minority Report, i reparti di polizia
che nel film con Tom Cruise arrestavano gli autori di crimini non ancora compiuti.

La nuova direttiva, che ha deluso i sostenitori dei diritti umani, consente agli agenti di arrestare senza indizi chiunque stia per compiere atti terroristici e di incarcerare chi ostacola il lavoro degli agenti. Ma se in Minority Report ci si affidava ai precog per le predizioni dei reati, nelle caserme della sconfinata Russia queste saranno prerogativa di poliziotti spesso nel mirino per la loro protervia.

La firma del capo del Cremlino, successore di Putin e negli ultimi tempi speranza dei sostenitori dei diritti umani, non è stata un gesto formale. Medvedev aveva rivendicato il provvedimento due settimane fa quando, nel corso di una conferenza stampa congiunta con Angela Merkel a Berlino, disse: “La legge è stata scritta secondo le mie indicazioni”.

Per la società civile russa e le opposizioni, abituate a vedersi interrotta a suon di lacrimogeni e manette ogni manifestazione, è stato un brutto colpo. “Medvedev può anche sorridere più di Putin, ma il volto del potere non è cambiato”, ha detto Eduard Limonov, oppositore che progetta di correre nelle presidenziali del 2012.

L’atteggiamento del giovane presidente russo aveva già suscitato perplessità quando, visitando un campo della gioventù filo-Cremlino Nashi, non espresse alcuna solidarietà nei confronti di Lyudmila Alekseyeva, 83enne fondatrice di Strategia 31, l’associazione che si richiama all’articolo 31 della Costituzione, quello che afferma la libertà di manifestare, e che per oggi ha programmato l’annuale dimostrazione nella piazza moscovita Triumfalnaya. I giovani di “Nashi” avevano messo in piedi un cartello con un fotomontaggio che mostrava l’Alekseyeva vestita da nazista.

L’impunità della gioventù Nashi è la probabile ragione delle dimissioni di Ella Pamfilova dalla presidenza del Consiglio per i diritti umani, massimo organismo di consulenza di Medvedev nel settore. La Pamfilova, conosciuta per la propria franchezza, entrò nel mirino dei Nashi dopo aver afermato di aver “paura che questi giovani possano rendere il potere entro qualche anno”.

I Nashi annunciarono una denuncia per calunnia e dal Cremlino arrivò solo un eloquente silenzio. “Non voglio spiegare per il momento perché lascio, è una mia decisione personale, alla quale nessuno mi ha obbligata. Voglio lavorare in un altro campo, e certo non al servizio della politica o dello Stato”, ha detto Pamfilova.