Berlusconi senza maggioranza Fini regge prova Caliendo

ROMA – Sarà pure un «teatrino da prima repubblica», come dice Silvio Berlusconi, il patto di oggi tra Fli-Udc-Api-Mpa. Ma il premier se ne va da Montecitorio sapendo che da oggi, sulla carta, c’è una potenziale nuova maggioranza: Ma soprattutto che, al momento, se può dire di aver tratto in salvo dalla sfiducia Giacomo Caliendo, non può dire altrettanto della sua maggioranza, alla quale oggi mancano 17 voti. E pur volendo fare un calcolo ottimistico tra assenti e nuovi adepti, non si va oltre quota 309: 7 punti sotto la soglia della maggioranza assoluta alla Camera.

– Non possiamo che prenderne atto – mastica amaro il Cavaliere – ma al primo voto contrario al governo comunque si porrà il problema, si metterà in luce che tutto quello che abbiamo fatto in due anni di governo è stato vanificato da un tradimento.

Quello del co-fondatore Gianfranco Fini. Ci sarà tempo, tuttavia per valutare il da farsi: tutta un’estate di lavoro tra Roma ed Arcore, a studiare le mosse per non farsi trovare impreparato, a riorganizzare il partito (anche avvalendosi dell’istruttoria del ministro della Gioventù Giorgia Meloni) ma anche per tenere sotto monitoraggio il mutato quadro politico ed i numeri della maggioranza, pronti all’azione. Intanto domani ci sarà un nuovo vertice del Pdl, dopo quello riunito nel pomeriggio a Palazzo Grazioli, per analizzare meglio il voto di oggi e valutare ancora una volta la exit strategy delle elezioni anticipate: più probabile in primavera che a novembre – quando Bossi avrà incassato il federalismo e la situazione economica sarà migliorata -, magari con un casus belli più solido della fiducia a Caliendo, come il voto sul Lodo Alfano costituzionale.

Di certo il premier – che insiste nel dire «non mi farò logorare» – deve tuttavia registrare la sua non autosufficienza potenziale, almeno alla Camera. E Berlusconi perde oggi un’altra pedina: Chiara Moroni. che del Pdl era tesoriera e se ne va con Gianfranco Fini, dopo un percorso di avvicinamento durato mesi
Il gruppo Fli alla Camera arriva a quota 34, e brinda al risultato di oggi. E’ soddisfatto Gianfranco Fini per il confronto parlamentare di oggi e per il nuovo acquisto. Se una deputata come Chiara Moroni dice quello che dice in Aula, allora – è stato il ragionamento del presidente della Camera con i suoi – vuol dire che non c’è stato un confronto tra «garantisti e giustizialisti».


– Abbiamo dimostrato che senza di noi non sanno dove andare – dice un esponente di vertice finiano – e che, nonostante le pressioni indecenti fatte anche oggi da Berlusconi sui nostri per convincerli a votare contro la sfiducia, i finiani hanno tenuto.


In 25 si sono infatti astenuti, mentre erano assenti Tremaglia, Divella, Angeli e Consolo, hanno votato con il governo il ministro Ronchi ed il vice Urso (e non i sottosegretari Menia e Bonfiglio, in missione). Il leader Udc Pier Ferdinando Casini fa notare che le defezioni rispetto agli 85 previsti nella ‘area di responsabilitaà non sono significative.


– Noi saremmo andati male perchè siamo 75? E allora cosa si deve dire di loro? Guardate i loro numeri: la maggioranza ha 299 voti – afferma lasciando l’aula di Montecitorio. Divisi gli stessi ministri del governo sul significato del voto.


– Vuol dire che resistiamo e non si va al voto adesso – vaticina il leader leghista e ministro per le Riforme Umberto Bossi.


– E’ di tutta evidenza che adesso le elezioni anticipate sono piu’ vicine – lo smentisce un attimo dopo Altero Matteoli, titolare delle Infrastrutture.