Ue, passaporti facili: timori di ‘invasione’ dalla Nuova Europa

BUCAREST – Le scappatoie giuridiche offerte da tre paesi dell’Unione europea per far ottenere il proprio passaporto anche a cittadini di paesi non Ue potrebbero produrre un aumento della popolazione dell’Unione di milioni di abitanti. E Bruxelles si pone il problema di un possibile afflusso massiccio, del tutto legale, di cittadini provenienti da paesi spesso poveri, a partire dalla Moldova, alla luce della situazione occupazionale sfavorevole nel Vecchio Continente e dei crescenti sentimenti xenofobi.


Non esiste una stima affidabile su quanti siano i potenziali immigrati, figli di immigrati o altro, che sarebbero in condizione di richiedere la cittadinanza di paesi Ue. La Romania e la Bulgaria stanno già emettendo passaporti a vantaggio di persone connesse a gruppi o minoranze etnicamente legati alla madrepatria. L’Ungheria dovrebbe cominciare a fare la stessa cosa da gennaio.


I principali beneficiari extra-Ue di questa possibilità sono cittadini della Moldova, della Macedonia, della Serbia, dell’Ucraina e della Turchia. Sommando tutte queste categorie, in totale, si arriva a un numero di 4,7 milioni di persone, che attualmente hanno nel complesso standard di vita molto più basso dei cittadini dell’Europa occidentale.


Un esempio in anni recenti già c’è stato. Quando a gennaio 2009 la Spagna ha dato la possibilità ai discendenti degli spagnoli che hanno lasciato il paese iberico per motivi economici o per sfuggire alla guerra civile, a rispondere sono stati moltissimi: 161.463 domande, il 95 per cento delle quali dall’America latina. Sono stati concessi 81.715 passaporti. Poi c’è anche uno spunto italiano. Oltre 2,6 milioni di persone di origine italiana, anche in questo caso per lo più in America latina, sono detentori di passaporti italiani, e figli e nipoti altrettanto.


La politica europea si è posta il problema di riuscire a sostituire la forza lavoro del continente, che invecchia, e quindi di cercare di mantenere un equilibrio nei sistemi pensionistici. Sono stati messi in campo programmi per importare manodopera qualificata. Ma c’è anche il timore che questa mano larga sui passaporti possa attirare in Europa lavoratori con qualifiche basse o con nessuna qualifica.


Una riflessione in Europa c’è già stata su questo tema. Ha portato Bruxelles a tenere un filtro con Romania e Bulgaria, i cui cittadini devono ottenere permessi specifici per andare a lavorare in 10 paesi Ue. Austria e Germania hanno stretto ancor di più questi cordoni, imponendo le stesse restrizioni anche a cechi, slovacchi, sloveni, estoni, lettoni, lituani, ungheresi e polacchi. Tutte queste barriere sono destinate a cadere al massimo entro il 2013.


In Moldova, secondo quanto spiegano le autorità di Bucarest, sono 120mila le persone in possesso di passaporto romeno e altre 800mila hanno fatto richiesta di ottenerlo da quando otto mesi fa la legge romena è entrata in vigore. Su una popolazione di 4 milioni di abitanti, il 15 per cento dei quali vive all’estero, siamo su numeri da esodo. Tra l’altro, a dire del presidente romeno Traian Basescu, sono un milione i moldavi che vivono illegalmente nell’Ue. Emergerebbero in molti come immigrati regolari. Nessuno, al momento, ha criticato apertamente Bucarest, tra i paesi europei, ma i mal di pancia sono evidenti.


In Macedonia poi ci sono 1,4 milioni di slavi che, per la legge bulgara, potrebbero chiedere a Sofia il passaporto. A questi vanno aggiunti circa 300 mila discendenti dai turchi di Bulgaria fuggiti per evitare l’assimilazione forzata durante l’era comunista. L’Ungheria, invece, darà l’opportunità di diventare cittadini Ue a circa 300mila ungheresi di Serbia e 160mila in Ucraina.