La rivoluzione “verde” dello stratega Sacchi

Un cambio di cultura, di mentalità. Totale. E’ quello che cercherà di portare Arrigo Sacchi nel mondo del calcio italiano nella veste di coordinatore delle nazionali giovanili. Per farlo chiede “pazienza e soprattutto la collaborazione di tutti, perché da noi non si è mai creduto nei giovani: il nostro è un Paese per vecchi”.

L’ambizioso progetto dell’ex ct azzurro, richiamato dalla Federcalcio dopo il flop in Sudafrica con la nazionale maggiore e quello in Francia dell’Under 19, si baserà su tre capisaldi: “Dare spazio ai giovani tenendo conto della meritocrazia, rilanciare i vivai e, soprattutto, fare in modo che il calcio italiano torni a ricoprire un ruolo da protagonista”.

“Nel mio ruolo di coordinatore, che mi entusiasma e mi vede ottimista, avrò una certa libertà di movimento – ha spiegato Sacchi nel giorno della sua presentazione in Federcalcio – ma non influenzerò le scelte dei selezionatori. Cercherò piuttosto di dare uno stile a tutte le nazionali giovanili. Abbiamo una grande storia, un glorioso passato e un immenso amore per questo sport. Tutto questo
dovrà essere indirizzato nella giusta direzione”.

Nelle intenzioni di Sacchi sarà fondamentale quindi
che le nazionali giovanili abbiano un minimo denominatore comune su cui poi sviluppare le caratteristiche
dei singoli giocatori. “Non potrà mai essere un giocatore da solo a risolvere tutto, dovrà esserci una squadra intorno in grado di muoversi in armonia, con un copione. E non sto parlando di una gabbia, ma di un moltiplicatore delle chance di successo e delle qualità dei calciatori, in cui i solisti non avranno vita
facile mentre i talenti troveranno sempre le porte aperte”.

Per garantire maggiore spazio e visibilità ai talenti in erba prodotti dal calcio italiano, poi, la Federazione potrebbe decidere di dar vita a un campionato riserve, sulla falsariga di quanto già accade in Spagna, Inghilterra, Germania e Francia.

“Ma quei modelli
andranno tarati e traslati sul sistema Italia – la considerazione di Sacchi – così come dovrà invece essere
debellato il fenomeno della violenza. In un clima così indecoroso infatti come possono crescere i giovani?”.
“In Italia – ha poi aggiunto il nuovo coordinatore delle giovanili nazionali, che firmerà un contratto
di due anni con la Figc e sarà affiancato da Maurizio Viscidi – il calcio è visto da sempre come uno
sport dove conta solo il risultato, da raggiungere a tutti i costi e in qualsiasi modo. Non cresceremo mai
dal punto di vista comportamentale, etico, sportivo, se continueremo a pensarla in questa maniera. Anche
perché ormai i nostri club non occupano più il ruolo dei più ricchi e spendaccioni”.

Insomma, per la ‘ripartenza’ servirà un deciso cambio di mentalità: “I vivai dovranno tornare ad essere una certezza, la carta
d’identità di un club – ha quindi concluso il dirigente di Fusignano – e non si dovrà aver paura di bruciare
i giovani perché non sono dei pezzi di legno, mentre gli stranieri saranno i benvenuti se qualificati e qualificanti”.