A Pechino paura di recessione

ROMA – La Cina dà un nuovo giro di vite sull’attività bancaria, per prevenire la possibile esplosione di una bolla creditizia che potrebbe riportare l’economia mondiale in recessione. Le autorità bancarie di Pechino, che nei mesi scorsi hanno sempre più alzato l’asticella delle riserve che le banche devono mettere da parte a copertura di eventuali perdite sui prestiti, ora prendono di mira l’attività creditizia che sfugge ai controlli attraverso le società fiduciarie.


Le banche – anticipa la Bloomberg citando alcune fonti vicine al dossier – entro il 2011 dovranno iscrivere presso i loro libri contabili i prestiti che finora erano fuori bilancio attraverso le fiduciarie, e dovranno di conseguenza accantonare somme a copertura di eventuali perdite su questa forma di credito. Una misura che aumenterà ulteriormente la pressione sulle banche cinesi a rafforzare il proprio capitale, visto che secondo le stime di Fitch Ratings gli istituti del Paese, nel complesso, hanno circa 2.300 miliardi di yuan (339 miliardi di dollari) di attività fuori bilancio. E che imporrà un coefficiente patrimoniale dell’11,5% per le maggiori banche e del 10% per le altre.


Se confermata, la stretta mette a nudo la fragilità della crescita cinese e le preoccupazioni delle autorità per lo stato di salute del settore creditizio, particolarmente esposto verso il settore immobiliare. Come gli Usa e l’Europa, anche la Cina il mese scorso ha ordinato alle sue principali banche di sottoporsi a degli ‘stress test’ per verificarne la tenuta di fronte a shock finanziari. Ma è emerso che lo scenario peggiore degli stress test cinesi ipotizza un crollo dei prezzi delle case del 60%, che se dovesse davvero verificarsi farebbe davvero venire allo scoperto una bolla immobiliare capace di travolgere il sistema bancario.


Da mesi le autorità stanno raffreddando la corsa del credito in Cina, aumentando le riserve obbligatorie, imponendo paletti più severi sui mutui e sui prestiti in generale e drenando liquidità. Il terzo trimestre, secondo le stime, dovrebbe vedere un primo rialzo dei tassi d’interesse. Una linea di prudenza apprezzata dall’Ocse, che agli inizio del 2010 aveva avvertito Pechino dei pericoli di una crescita eccessiva del credito, e che va di pari passo con lo sforzo mondiale teso a spingere le banche a migliorare la qualità dei propri bilanci e rafforzare il proprio capitale. Del resto fu proprio l’abuso delle transazioni fuori-bilancio a originare il fallimento di Lehman Brothers, e il Comitato di Basilea ha varato nuovi e più stringenti requisiti patrimoniali, anche se potrebbero volerci anni per una loro effettiva messa in pratica.