India: 60 italiani ancora nel Kashmir, di Pitton ancora nessuna traccia

ISLAMABAD – Sono una sessantina gli italiani che si trovano ancora nelle valli interessate dalle alluvioni in India, dove hanno perso la vita almeno 167 persone tra cui 5 stranieri, compreso il connazionale Riccardo Pitton.


Il bilancio dei connazionali ancora presenti nella regione è fornito dalla Farnesina che conferma anche come vada “migliorando la situazione dei turisti stranieri bloccati dalle piogge nelle regioni più isolate del Kashmir”. ‘’Proseguono intanto – si aggiunge nella nota della Farnesina – le ricerche del corpo di Riccardo Pitton. Le autorità indiane hanno perlustrato in elicottero la zona dove è scomparso e hanno assicurato che le ricerche proseguiranno nei prossimi giorni’’. La madre del ragazzo ha lanciato un disperato appello affinché le autorità proseguano le ricerche del corpo del figlio.


Inoltre, ‘’si moltiplicano gli sforzi per favorire l’afflusso dei connazionali ancora in viaggio da località isolate verso di Srinagar, Manali e Leh’’, si precisa sottolineando come, ‘’secondo le autorità locali, non si sono registrate nuove vittime né feriti rispetto a quanto reso noto finora’’.


‘’Al momento risulta che diverse decine di connazionali abbiamo già lasciato la zona ed altri siano in procinto di farlo con i tempi dettati dal precario stato delle infrastrutture. Sono stati rafforzati i voli da Leh per facilitare il deflusso e continua lo stretto coordinamento tra le Ambasciate europee a New Delhi per assistere i turisti in rientro e sprovvisti di documenti di viaggio’’, si aggiunge. Inoltre, si segnala che diversi turisti occidentali hanno deciso, ‘’alla luce delle migliorate condizioni, di continuare le escursioni programmate’’. E sono previsti anche ‘’imminenti nuovi arrivi nella regione’’. ‘’A tale riguardo, in considerazione della perdurante precarietà delle condizioni di sicurezza, l’Unità di Crisi sconsiglia ogni viaggio nella regione del Ladakh fino al ristabilimento della situazione’’, conclude la nota.


Stando, poi, all’ufficio speciale istituito per l’occasione dal ministero indiano degli Esteri mancano i contatti con 220 turisti stranieri. Mentre continuano le operazioni di soccorso si fa un primo bilancio dei danni causati dalle alluvioni che giovedì scorso hanno colpito questa regione normalmente arida dell’Himalaya, meta di molti turisti stranieri, nello stato indiano del Jammu e Kashmir. “Riteniamo che almeno il 40% delle infrastrutture, compresi canali d’irrigazione, strade e ponti, sia stato distrutto – ha dichiarato all’agenzia stampa indiana Pti un alto funzionario dell’amministrazione del Ladakh, Chering Dorjay – un altro 40% è stato parzialmente danneggiato. Forse solo il 20% è rimasto intatto”.


Ancora in piena emergenza, invece, il Pakistan per le alluvioni che hanno sconvolto il paese, causando oltre 1600 morti. Nelle ultime 24 ore decine di nuovi villaggi sono stati sommersi dalle acque nelle province meridionali del Sindh e del Punjab.


Secondo le stime dell’Onu sono 14 milioni, 6 dei quali bambini, le persone colpite direttamente o indirettamente dalle inondazioni, le peggiori nella storia del Pakistan. Più di 1,8 milioni di persone sono rimaste senza tetto e serve assistenza immediata per 6 milioni di persone. Per affrontare l’emergenza, l’Onu ha lanciato un appello per 459 milioni di dollari. Gli Stati Uniti, che hanno inviato nelle aree colpite propri elicotteri per le operazioni di soccorso, forniranno altri 20 milioni di dollari in aiuto alle popolazioni, raggiungendo quota 55 milioni. Dalla Commissione europea 10 milioni di euro supplementari, oltre ai 30 già assegnati. “Le prime valutazioni mostrano che la popolazione ha bisogno estremo di acqua potabile, cibo, ripari, kit igienici e assistenza sanitaria”, ha dichiarato la commissaria Ue agli aiuti umanitari e gestione delle crisi Kristalina Georgieva.