Parlamentari: si va al voto addio pensione

ROMA – Le elezioni anticipate sarebbero un buon business per i partiti. Grazie a una modifica normativa inserita nel decreto milleproroghe del 2005 (che ha previsto anche la tassazione dei rimborsi prima vietata) le forze politiche, in caso di chiusura anzitempo della legislatura, continuerebbero a percepire le rate annuali dei rimborsi elettorali del periodo 2008-2013 e avrebbero diritto anche a quelli 2011-2016.

Rimborsi in parte decurtati dalla manovra economica ma che resterebbero comunque di 4,5 euro (rispetto agli attuali 5 euro) per ciascun elettore, da dividere tra i partiti in base ai risultati ottenuti. Cifre, dunque, da capogiro. Tanto per citarne qualcuna: secondo dati della Corte dei Conti a fronte di 110 milioni di euro spesi dai partiti per la campagna delle scorse politiche 2008 (metà dei quali usciti dalle casse del Pdl), i rimborsi elettorali ottenuti sono quattro volte superiori: si tratta di 503 milioni che coprono tutta la durata della legislatura (206.518.945 al Pdl; 180.231.505 al Pd; 41.384.550 alla Lega; 21.649.225 all’Idv; 25.895.850 all’Udc; 9.291.220 alla Sinistra Arcobaleno; 6.202.915 alla Destra; 4.776.885 all’Mpa; 2.491.755 al Psi; 1.646.320 all’Svp; 1.305.506 all’Svp piu’ le Autonomie e 224.020 alla Valle’ Aoste).

In caso di elezioni anticipate si farebbe il bis ottenendo un plafond di rimborsi di 452,7 milioni di euro (50 in meno rispetto alla volta precedente in virtù dei tagli eseguiti con la manovra) che andrebbero a sommarsi alle vecchie rate ancora da riscuotere. Ma se ai partiti le cose andrebbero dunque bene, lo stesso non si può dire, però, per i parlamentari. Quelli alla prima legislatura, ad esempio, perderebbero la possibilità di riscattarsi la pensione. Una delibera di Camera e Senato del 2007, infatti, ha soppresso, a partire dalla XVI legislatura la facoltà per deputati e senatori di riscattare, con la contribuzione volontaria, gli anni di mandato non esercitati in caso di legislature incomplete.

Un vitalizio di tutto rispetto che, in base al numero di mandati svolti, puoò arrivare a scattare come minimo al sessantesimo anno di età e fino a un massimo dell’ 80% dell’indennitaà parlamentare (che è di circa 5.500 euro mensili). Non solo. Elezioni anticipate o no dal prossimo anno scatterà comunque la ‘tagliola’ sugli stipendi dei parlamentari, decisa di comune accordo tra Camera e Senato e che recepisce di fatto i tagli del 10% previsti dalla manovra correttiva anche per tutti i componenti dell’esecutivo. Si tratta di una stretta sulle buste paga di deputati e senatori pari a mille euro al mese. Un taglio che entrerà nel bilancio di dicembre di Montecitorio e Palazzo Madama per essere operativo (come quelli della manovra) da gennaio. La stretta inciderà per 500 euro sulla diaria di soggiorno di deputati e senatori (ora pari a 4.003,11 euro) e per i restanti 500 sulla somma destinata al ‘rapporto eletto-elettore’ e cioè anche ai collaboratori e ai cosiddetti portaborse.