Borse a picco, Europa brucia 103mld di euro

ROMA – Le borse europee bruciano 103 miliardi di euro, i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi sono ai minimi storici e la divisa unica sprofonda sotto 1,29 dollari. E’ l’effetto-Fed, dopo che la banca centrale statunitense ha decisamente ridimensionato le prospettive di ripresa degli Usa mettendo un’ipoteca sulla ripresa globale.


Le valutazioni della banca centrale americana, che ha gelato i mercati parlando di una crescita ”più modesta” del previsto e riaperto gli acquisti di titoli per aiutare la ripresa, sono rimbalzate come un pessimo segnale in Europa, con le borse in calo anche del 3% (-3,2% a Milano e Madrid, -2,71% per l’Eurostoxx 50).


Anche Wall Street, che già l’altro ieri aveva parzialmente digerito le parole della Fed, a metà seduta perde oltre il 2%. A peggiorare il quadro della ripresa globale, del presto, ieri mattina sono intervenuti i dati della Cina, la cui produzione industriale è rallentata al tasso di crescita più basso degli ultimi 11 mesi. Accolto male anche l’inatteso balzo (+19%) del deficit commerciale statunitense, volato ai massimi del 2008 a quasi 50 miliardi di dollari. Del resto l’Europa, appena uscita dalla insidiosa crisi greca e sovra-esposta allo spettro di una possibile nuova recessione (dati i livelli elevati dei debiti e deficit pubblici), rischia di seguire a ruota la strada imboccata dagli Usa e veder sfumare la ripresa messa a segno nel secondo trimestre: la Banca d’Inghilterra ha già tagliato le sue stime di crescita e inflazione da qui al 2012. Ce ne è abbastanza perchè l’euro, che la scorsa settimana aveva segnato i massimi di tre mesi contro il dollaro cancellando buona parte delle perdite innescate dalla crisi greca, sia ridisceso al di sotto degli 1,29 dollari con un calo di quasi tre cent, toccando 109,95 contro lo yen da 112,58 dell’altro ieri.


Da quando l’Europa è diventata il nuovo epicentro della crisi del debito, del resto, l’euro è ben comprato quando i mercati danno segni di stabilizzazione, ma e al contrario rifuggito quando, come oggi, ci sono segni di turbolenza in arrivo. Di pari passo al dollaro e allo yen, percepiti come scudo difensivo contro l’instabilità, volano i titoli di Stato: specie quelli ad alta affidabilità come i treasury americani e il bund tedesco sulla scadenza decennale, che ieri ha visto i propri prezzi balzare e il proprio rendimento scendere al minimo record del 2,46%. In calo anche i tasso dei titoli francesi sulla scadenza dei 10 anni, al 2,76%, mentre al contrario salgono quelli italiani, al 3,82%, con il premio di rendimento Btp-bund oggi a 138 centesimi, a un soffio dai 140 punti base (ma ancora lontano dal record di 178 segnato durante la crisi greca).


Le prospettive di rallentamento della crescita, che rischiano di tarpare le ali alla ripresa prima ancora che questa riesca a far aumentare l’occupazione negli Usa come in Europa, affondano intanto anche il petrolio. Il barile è sceso sotto i 79 dollari, in un mercato precipitatosi a liberarsi degli investimenti in eccesso nel timore che la debole crescita possa trasformarsi in un drastico ridimensionamento della domanda energetica nei mesi a venire.