“Sogno il mondiale di MotoGp”

CARACAS – Oggi si disputeranno sul tracciato di Brno, in Repubblica Ceca, le prove libere del Gran Premio della Repubblica Ceca. Molti non lo sanno ma nella categoria Moto 2 corre un pilota venezolano di origini italiane, Robertino Pietri. In passato avevano partecipato in un campionato mondiale di motociclismo altri quattro piloti ‘criollos’: Johnny Alberto Cecotto (ha vinto un mondiale nella 350 cc nel ’75 ed uno nella 750 cc nel ’78), Carlos Lavado (due titoli nella 250 cc nell’83 e nell’86), Iván Palazzese e José Barresi.


Nelle vene di Robertino scorre la passione per le piste e per la velocità dato che suo padre è stato pilota di motociclismo. Il centauro corre con il team Italtrans S.T.R., il suo compagno di squadra è l’italiano Roberto Rolfo. In vista del GP di questo fine settimana lo abbiamo incontrato per parlare di questa sua esperienza nel mondiale di motociclismo.

Come nasce la tua passione per le moto?


La passione per le motociclette me l’ha trasmessa papà, dato che lui è stato pilota e mi portava spesso nel paddock. A casa c’erano i caschi ed i poster di papà e anche questo ha influito. In un primo momento mia madre si opponeva ed era nervosa, ma poi ha visto che ero bravo ed anche lei ha iniziato ad appoggiarmi. Tutte le volte che ci sono le gare è inchiodata davanti alla televisione.

Ricordi quando è stata la tua prima gara?


Iniziai a correre in mini motocross all’età di sei anni, per poi passare, all’età di quattordici anni, alle corse su strada. La mia prima gara con le moto da strada è stata sul tracciato di San Carlos, qui in Venezuela.

Come ti sentivi?


Ero un po’ nervoso, ma poi giro dopo giro la paura è passata.

La sua prima gara di velocità è stata nel ’99 a Turagua, dove è arrivato terzo nella sua categoria a bordo di una Yamaha di 2 tempi. E’ stato anche pupillo del campione Carlos Lavado. Nel 2005 Pietri diventa professionista, partecipando a campionati quali AMA Superbike e Superstock. Nel 2007 corre come wildcard con una Yamaha YZF-R1 del Team Giesse il Gran Premio di Monza nel campionato mondiale Superbike, ottenendo due punti.

Nel suo curriculum da professionista ha due vittorie nel nazionale venezolano, nella stagione 2001 il titolo della 150 cc e nel 2003 quello della 600 cc. Nel 2006 è stato campione venezolano e sudamericano di superbike. Nel 2005 ha vinto la gara dei campioni a Daytona.

Prima di approdare in Moto 2, avevi una pista prediletta nelle altre categorie?


Mi è sempre piaciuto molto il tracciato di Daytona, negli Usa. Adesso nel motomondiale mi piace molto il Mugello e quello di Assen, in Olanda. Anche se il tracciato è cambiato moltissimo ed ha perso la sua essenza.

E’ stato difficile guidare una Moto 2?


Difficile no, è stata una sensazione strana dato che io ero abituato a correre con motociclette in serie. Prima del Gran Prix del Quatar, non avevo mai avuto una moto del genere tra le mani. La differenza tra quelle che guidavo e questa la fa il telaio, quello della Moto 2 è più pesante rispetto alle altre modalità. Ma Gp dopo Gp mi sto abituando a questo tipo di moto.

Robertino Pietri nella stagione 2010 partecipa alla Moto2 con una Suter MMX del team Italtrans S.T.R., il compagno di squadra è l’italiano Roberto Rolfo. Con questa scuderia in passato hanno corso piloti del calibro di Carlos Lavado, Randy Maniola, Edie Lawson, Freddie Spencer, Casey Stoner e Roberto Locatelli.

Come ti sentivi prima della gara?


Mezz’ora prima del primo round avevo i brividi addosso ero tutto irrigidito, non riuscivo a muovermi. Ma poi mi è passata e sono riuscito a correre.

Prima della gara in Quatar, avevi già partecipato ad una prova in notturna?


Si, negli Stati Uniti. Ho partecipato in un paio di occasioni alla gara di Aitana, che inizia di giorno e finisce la notte. Sono le 200 miglia. Poi ho partecipato ad altre gare che si corrono di sera. Tra cui le otto ore di Daytona. Le condizioni non cambiano, basta che la pista sia ben illuminata, anzi di notte c’è più grip perché la pista è più fredda.

Quale differenza c’é tra il campionato Americano e il Mondiale?


Quello Americano è un campionato molto duro, i piloti schiacchiano il gas e sono veloci. Se parliamo di sicurezza per i piloti, il campionato mondiale è il migliore in assoluto.

Come hai fatto ad impararti tutti questi tracciati?


Grazie a molte ore alla Play Station, è il migliore modo per conoscere il tracciato, anche se poi quando sali in sella è tutto diverso. Ma il videogames ti aiuta a conoscere tutte le curve che incontrerai nelle prove ed in gara.

Com’é la tua preparazione fisica e psicologica?


Vodo in palestra tutte le mattine il più presto possibile, ed effettuo prove con tutti gli attrezzi per tonificare i muscoli. Per concentrarmi prima di ogni prova scelgo un posto tranquillo dove posso meditare.

Domenica ci sarà il Gp di Brno, come ti prepari?


Il Gran Prix della Repubblica Ceca sarà una gara importante per testare in pista le nuove modifiche che ha fatto la mia scuderia alla motocicletta.

Il Circuito di Brno (denominato ufficialmente Circuito di Masaryk dal nome del primo presidente della nazione Tomás Masaryk) è la sede storica del GP motociclistico della Repubblica Ceca ed è situato a 14 km a nord-ovest della località omonima della città Ceca. La prima edizione del Gran Premio vide, nella classe 500, una doppietta della casa italiana MV Agusta con alla guida Mike Hailwood e lo storico Giacomo Agostini.

Chi è il tuo idolo?


In realtà, attualmente non ho un idolo delle due ruote. Immagina se poi mi tocca affrontarlo, avrei addirittura paura di sorparssarlo. Meglio non e averne uno. Ma in altri sport il mio idolo è il nuotatore Michael Phelps ed il ciclista Andy Schleck. Certamente osservo lo stile di guida di Valentino e Lorenzo, per migliorare un po’ il metodo di accomodarmi in sella.

Parlami della tua stagione in Moto2.


Il primo anno è stato un po’ difficile ma stiamo migliorando i nostri tempi e la nostra prestazione. Comunque ho fatto delle belle gare, ho sfiorato in varie occasioni la Poleposition.

Hai un rito scaramantico prima di ogni gara?


(Robertino se la ride) Si, a volte mi metto uno stivale prima dell’altro o un certo tipo di abbigliamento intimo. Ma alla fine quello che scende in pista è il pilota, e questo non deve badare a certe cose.

Parlami delle tue origini italiane.


I miei nonni paterni provenivano dalla Corsica e poi sono emigrati in Toscana. La famiglia materna è originaria della Liguria.

Se non fossi stato pilota, avresti praticato un altro sport?


La scuola non mi piaceva tanto, ma gli sport mi hanno sempre appassionato, dal tennis al calcetto. Io credo che se non fossi stato motociclista avrei praticato un altro sport.

Cosa fai quando non sei in pista?


Cerco di dedicare tempo alla mia famiglia e di rilassarmi al massimo, anche se mi mantengo sempre in movimento praticando altri sport.

Il sogno nel cassetto?


Adesso fare bene nel campionato di Moto 2. Ma, come tutti i piloti che partecipano al motomondiale, vincere il titolo.

Chi volesse seguire la gara, l’appuntamento è fissato per domenica alle 5.30 del mattino.

Fioravante De Simone