Famiglia Cristiana: “È necessaria un’intesa di unità nazionale”

CITTÀ DEL VATICANO – Il vero disfattista “non è chi avverte il pericolo e fa appello al senso etico”, ma “chi è allergico al rispetto di regole e istituzioni”.


In un editoriale dai toni durissimi, nel numero in uscita oggi, Famiglia Cristiana si scaglia contro “la politica degli stracci” e l’uso dei dossier per “polverizzare gli avversari”, avvertendo che il “metodo Boffo” sarà “un terribile boomerang”. E lancia la sua proposta politica: “un’intesa di unità nazionale (e solidale) che restituisca ai cittadini il diritto di eleggersi i propri rappresentanti”.


Un vero e proprio ‘endorsement’, quello del settimanale dei Paolini, per un governo di larghe intese che vari la riforma elettorale. No, dunque, a elezioni anticipate dopo l’uscita dei finiani dal Pdl, no alle minacce di “ricorso alla piazza” o a un esecutivo che “tiri a campare con una ‘tregua armata’”, e tanto meno al clima di “discordia confusionaria e suicida” mentre “lo spettro della crisi” è “alle porte”.


“Dossier, minacce e ricatti velenosi volano come stracci – si legge nel ‘Primo piano’ -, in un’Italia ridotta alle pezze. E con avversari da polverizzare, con ogni mezzo, perchè il potere assoluto non ammette dissenso: non fa prigionieri, solo terra bruciata contro chi canta fuori dal coro”.


“Veleni e schizzi di fango volano ovunque – prosegue -. Con politici lontani dai problemi delle famiglie, che stentano a vivere, ogni giorno alle prese con povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile”. A settembre, però, ci sarà “un brusco risveglio”, con le vere emergenze della crisi economica e occupazionale. E in tutto questo, per il diffuso settimanale cattolico, “anche la questione morale è ormai arma di contesa. Dalla politica ‘ad personam’ siamo al ‘contra personam’”. Però, “la clava mediatica (o il ‘metodo Boffo’) contro chi mette a nudo il re è un terribile boomerang, in un Paese che affoga in una melma di corruzione, scandali e affari illeciti”.


E se il premier Berlusconi chiamava di recente alla mobilitazione per “contrastare i disfattismi”, per Famiglia Cristiana “disfattista non è chi avverte il pericolo e fa appello al senso etico, ma chi è allergico al rispetto di regole e istituzioni”.


“Si alzano polveroni, utili solo a fini propagandistici – aggiunge -. Per soddisfare la voglia d’una contesa elettorale che sbaragli, per sempre, l’opposizione”. Il Paese, per Famiglia Cristiana, “è stufo di duelli, insulti e regolamenti di conti”, e allo stesso tempo “è paralizzato” e “sotto ricatto”, mentre “leggi e favori, come al ‘mercato delle vacche’, sono oggetto di baratto: federalismo in cambio di intercettazioni”.


Invece, “una politica responsabile, che miri al bene comune, richiederebbe oggi, da tutti, un passo indietro, prima che il Paese vada a pezzi, e un’intesa di unità nazionale (e solidale) che restituisca ai cittadini il diritto di eleggersi i propri rappresentanti”. “Non più comparse da soap opera, ma persone di provata competenza e rigore morale”, è l’auspicio del settimanale, che chiude ricordando l’appello di don Sturzo “ai liberi e forti”.


E “prima che sia troppo tardi”. L’affondo di Famiglia Cristiana, ulteriore sintomo di come il mondo cattolico viva con disagio le attuali tensioni politiche, arriva nello stesso giorno in cui Avvenire prende le difese del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accusato dal vice capogruppo Pdl alla Camera, Maurizio Bianconi, “di ‘tradimento’ costituzionale per aver dato voce a preoccupazioni ampiamente sentite, richiamato i suoi propri doveri e ricordato in modo severo e appassionato quelli dell’intera classe dirigente verso la comunità nazionale”.

Il direttore del quotidiano dei vescovi, Marco Tarquinio, definisce “inevitabile e appropriata nella sua misurata fermezza” la reazione dell’altro ieri del Quirinale, sottolineando che i poteri istituzionali “non possono e non devono essere trasformati nel bersaglio di smodate campagne di pressione, di sulfuree intemerate accusatorie e di continui tentativi di delegittimazione”. Invita quindi “chi ha responsabilità politiche” a smettere “di farsi usare nell’irresponsabile gioco delle cannonate d’agosto”.