Nuovo scontro sulla ‘casa della discordia’ L’ingegnere testimone smentisce il ‘Giornale’

ROMA – Una visita lampo a Montecarlo, sotto Natale, con auto blu e sirene spiegate. Il Giornale raccoglie una nuova testimonianza sulla presenza di Gianfranco Fini al civico 14 di Boulevard Princesse Charlotte, nella ‘casa della discordia’. “Illazioni e accuse false” per il portavoce del presidente della Camera, che parla di “violenta campagna diffamatoria”. Accuse bollate dal direttore del quotidiano, Vittorio Feltri, come “totalmente infondate”. L’ultima puntata della ‘telenovela’ politica dell’estate porta la firma dell’ingegnere genovese Giorgio Mereto, da 25 anni residente nel Principato e titolare di una società di trading petrolifero, la Mgm Marine Gasoil. E’ lui a rivelare al Giornale, che ne riporta il racconto, i particolari della trasferta oltreconfine della terza carica dello Stato.


“Ricordo bene l’episodio – è il virgolettato di Mereto – perché da un momento all’altro si era scatenata una gran confusione fuori dal palazzo, con un notevole spiegamento della polizia monegasca” di scorta all’illustre ospite. Una prova, per il quotidiano, che il presidente della Camera era “un habitué” dell’appartamento lasciato in eredità ad An. E anche del fatto che “non può non conoscere l’identità del vero proprietario” della casa, ereditata da An e ora finita nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, ‘cognato’ di Fini, dopo essere stato venduto ad una società offshore.


Immediata la reazione del cofondatore del Pdl, attraverso le parole del suo portavoce, Fabrizio Alfano: “Un semplice accertamento presso le autorità monegasche e italiane che registrano i movimenti delle scorte – replica – sarebbe sufficiente a dimostrare che la trasferta a Montecarlo del presidente Fini è frutto unicamente della fervida fantasia del signor Mereto”. Non un “Pinco Pallino qualunque” per Feltri, che difende il suo testimone, e sostiene che “non è obbligatorio per nessuno usare le scorte”.


Una parola di troppo, secondo la fondazione Farefuturo vicina a Fini, che accusa il direttore del Giornale di “killeraggio” e osserva come “l’attendibilissimo ingegner Mereto mette a garanzia del racconto le sirene spiegate della scorta” di cui poi Feltri nega la necessità. Particolari, questi, su cui si cercherà di fare luce nelle sedi competenti. Che per Fini sono soltanto il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti e il tribunale, dove pendono le sue denunce per “le plateali falsità e i pettegolezzi” diffusi allo scopo di offenderlo “sul piano personale e familiare”.


Poi arriva la smentita del teste. “Quanto riportato dal giornalista del Giornale ed in particolare le dichiarazioni attribuitemi in virgolettato non corrispondono a quanto da me dichiarato alla presenza di testimoni – afferma l’ingegnere Mereto -. Ho dato mandato ai legali di fiducia di intraprendere ogni azione a tutela della mia immagine”.