Il Werder punisce una Samp senza personalità

BREMA – Lezione di calcio del Werder Brema alla Sampdoria, ma soprattutto lezione di esperienza e personalità nella gara di andata dei preliminari di Champions, con i tedeschi vittoriosi per 3-1. I genovesi, con un Cassano nullo, sfortunati in almeno un paio di occasioni e ridotti in dieci al 20’ della ripresa per l’espulsione di Lucchini, hanno dimostrato limiti soprattutto caratteriali, riuscendo solo nei minuti iniziali ed in quelli conclusivi ad imporre il proprio gioco ed a proporsi con efficacia nell’area avversaria. La Samp si era presentata in campo con la sfrontatezza dei giovani, coniugata però ad una giusta prudenza difensiva.

Proprio come il suo allenatore Di Carlo che, dimostrando coraggio, aveva scelto di impiegare sulla fascia destra il debuttante Volta (lo scorso anno al Cesena) e preferendo a centrocampo l’esperto Tissone rispetto a Poli, alle prese con alcuni acciacchi fisici da affaticamento. I blucerchiati si lanciano subito in avanti, sfiorando già al 3’ il vantaggio con un ottimo schema su punizione che ha messo Pazzini nella condizione di concludere di testa, solissimo, ma la deviazione finisce a lato di poco. La Samp non si scoraggia e continua a pressare efficacemente i portatori di palla avversari. Al 14’, su pallone rubato da Palombo in mezzo al campo, cross di Semioli da destra e deviazione in rete di Pazzini, pizzicato però qualche centimetro oltre l’ultimo difensore tedesco.


Potrebbe essere un segnale di incoraggiamento per i sampdoriani, ed invece è la carica per i padroni di casa che prendono le misure ai genovesi, guadagnano campo e cominciano a spingere con continuità, costringendo Palombo e compagni a chiudersi a riccio a difesa della porta di Curci.


L’atteggiamento tattico doriano, troppo difensivista, consente al Werder un possesso di palla pressoché costante e di costruire alcune importanti occasioni da rete (21’ Borowsky, 43’ Bargfrede) e colpendo anche la traversa con Almeida (28’).


Nella ripresa ci si attende una squadra blucerchiata con più personalità, ma è invece il Werder subito ad imporsi, raggiungendo il vantaggio con un gran tiro di Fritz dopo un errore in disimpegno di Tissone. Nulla di compromesso se il pallone, calciato di punta da Pazzini al 13’ non si stampasse sul palo, finendo poi tra le braccia del portiere Wiese. E la Samp, in svantaggio nel risultato e colpita dalla sfortuna, patisce i colpi dei tedeschi, superiori in velocità, in reattività, nella costruzione del gioco, nel possesso palla, tatticamente e tecnicamente. A centrocampo i genovesi soffrono una superiorità dettata dal grande movimento di Hunt, il migliore in campo, e la confusione tattica di Mannini e Semioli. In attacco un Cassano-fantasma non riesce mai ad appoggiare un coraggioso Pazzini. La difesa sbanda e poi crolla quando l’arbitro fischia il rigore per una trattenuta di Lucchini, espulso per doppia ammonizione.


Subito dopo il 2-0 c’é appena il tempo di ‘battere’ a centrocampo ed arriva la tripletta, con una dormita collettiva del reparto arretrato dei blucerchiati, che permette a Pizarro di segnare.
Di Carlo prova a correre ai ripari, inserendo Stankevicius, Poli e Guberti per Semioli, Tissone e Mannini. La Samp acquista personalità e spirito d’iniziativa, proprio le caratteristiche che erano prima mancate, ma è troppo tardi per riparare. Proprio in chiusura, però, arriva il gol-speranza di Pazzini, il migliore dei sampdoriani, con un bel colpo di testa su cross di Stankevicius. A Marassi, al ritorno, serve un’altra Samp.