Gli Usa lasciano l’Iraq, Pentagono: “La guerra non è finita”

BAGHDAD – L’ultima brigata americana di combattimento ha lasciato l’Iraq alle prime ore di questa mattina, in anticipo sulla data fissata del 31 agosto. Un corrispondente della rete televisiva Nbc, al seguito delle truppe, è stato il primo ad annunciare che gli uomini della squadra di combattimento della Quarta Brigata Stryker della Seconda divisione di Fanteria avevano iniziato ad attraversare il confine con il Kuwait alle 01.30 della mattina (ora locale).


La partenza degli ultimi soldati americani da combattimento giunge più di sette anni dopo l’invasione del marzo 2003, che ha rovesciato il regime di Saddam Hussein. Secondo i dati più recenti forniti dal Pentagono, sono 4.415 i soldati americani morti in Iraq.


Dopo il ritiro delle truppe di combattimento, rimangono nel Paese arabo 50mila soldati americani incaricati di addestrare i soldati iracheni e di assisterli nelle operazioni di contrasto al terrorismo.


– Credo che nessun abbia dichiarato la fine della guerra, a quanto io sappia – ha però tagliato corto Geoff Morell, portavoce del Pentagono, che ha messo in guardia, intervistato dall’MSNBC, dal considerare la fine della «missione di combattimento» la fine completa dell’impegno militare americano.


Per le truppe americane rimaste nel paese vi potranno essere «delle situazioni di combattimento» anche in questa nuova fase che prevede per loro principalmente un ruolo a sostegno delle forze irachene.


– Vediamo cosa succede alla fine del mese – ha poi aggiunto.


Così come riporta il ‘New York Times’ oggi in edicola, gli Stati Uniti si stanno preparando ad un ampio sforzo civile nel paese arabo anche in vista del completo ritiro militare entro la fine del 2011. Circa 2.400 persone saranno in futuro impegnate nell’ambasciata americana a Baghdad e in altre quattro sedi diplomatiche, spiega il quotidiano citando fonti dell’amministrazione Obama, e sulla loro sicurezza veglieranno 6-7mila contractor privati.


I costi di partenza per la costruzione e l’avvio di due distaccamenti dell’ambasciata a Mosul e Kirkuk, nel nord del Paese, e di due consolati a Bassora, nel sud, e a Erbil, nel Kurdistan iracheno, ammontano ad un miliardo di dollari, a cui si aggiungeranno altri 500 milioni per rendere permanenti i due consolati. I cinque compund diplomatici fortificati verranno difesi da contractor ingaggiati dal dipartimento di Stato, che svolgeranno compiti prettamente militari: opereranno i radar per individuare missili nemici, cercheranno d’individuare bombe sul ciglio della strada, teleguideranno droni da ricognizione ed interverranno come forza di reazione rapida per soccorrere i civili.