Berlusconi: «O governabilità o voto a dicembre»

ROMA – Minaccia le elezioni anticipate se in Parlamento non avrà una ”congrua maggioranza”, ma di fatto, con il documento in cinque punti varato oggi dai vertici del Pdl, Silvio Berlusconi prende tempo. Tanto che i finiani cantano vittoria. Certo, i toni sono tranchant. E non solo con i finiani. Il presidente del Consiglio, nell’introduzione dei cinque punti programmatici, interviene nel delicato dibattito sulla possibilità di governi sorretti da maggioranze diverse da quelle elette, sostenendo che ”non c’è nessuna teoria giuridico-politica che possa giustificare” che chi è stato sconfitto vada al governo. Parole che non faranno certo piacere al Quirinale. C’e’ anche un attacco a quelle che definisce ”minoranze militanti” della magistratura che cercano di ”abbattere il governo legittimamente eletto”. Ma il fulcro del suo intervento, com’era ovvio, è diretto a Gianfranco Fini.


Il Cavaliere legge i punti programmatici che i ministri competenti dovranno poi trasformare in provvedimenti da sottoporre al voto. Ci sono il federalismo, il fisco, il Mezzogiorno, la sicurezza e la giustizia. Quest’ultimo punto, quello certamente più delicato, non offre grandi sorprese: si preannuncia una riforma costituzionale che divida il Csm, ma soprattutto si conferma l’intenzione di procedere con il ‘processo breve’. Spetterà ai capigruppo trasformare le dieci pagine in una ”mozione” parlamentare da sottoporre al voto di fiducia dell’Aula. Fiducia sulla quale Berlusconi si attende una maggioranza ”non risicata”. Altrimenti? Altrimenti, scandisce, l’unica strada sarebbe il voto a dicembre. Non solo se non ci fosse il voto di fiducia sulla mozione. Ma siccome il premier sa benissimo che la fiducia non metterebbe al riparo il governo dal pantano parlamentare con i finiani, il premier chiarisce subito che non intende ”accettare trattative come quelle che si sono verificate nel passato”. Con un chiaro riferimento a quanto avvenuto per il testo sulle intercettazioni (sulle quali promette di voler intervenire nuovamente) che i finiani hanno praticamente stravolto. Del resto, ricorda, proprio quella pratica ”ha portato alla decisione assunta nell’ufficio di Presidenza” che ha sancito lo ‘strappo’ con Fini (il premier rivela che a convincerlo su questa strada sono stati dei ‘focus’). Insomma, chiarisce ancora Berlusconi, se non ci fosse una ”maggioranza congrua non vedo altra soluzione” se non quella del voto. Urne che, a suo giudizio, si dovrebbero aprire entro dicembre perchè ogni giorno perso sarebbe un danno per il Paese. Insomma, il Pdl si schiera a fianco della Lega. Anche se, raccontano i bene informati, proprio la fretta del Carroccio preoccupa non poco i vertici del Pdl tanto che il tema sarebbe stato ampiamente affrontato durante il vertice.


Berlusconi assicura che in caso di voto anticipato, il Pdl e la Lega raccoglierebbero ”oltre il 50%”. Ma non dice in che quote. Forse proprio perchè sa che una buona fetta di voti sarebbero raccolti dal partito di Umberto Bossi. In tanti si chiedono cosa accadrà ora.


Berlusconi nega di voler riportare alla base alcuni ‘finiani moderati’.


– Non dobbiamo conquistare nessuno – dice -. Sono rimasti nel Pdl e non io personalmente, ma credo nessuno dei tre coordinatori, ha fatto nessuna telefonata.


In effetti, almeno stando a fonti del Pdl, il compito è stato affidato ad altri. Ma al di là della strategia, quel che appare certo è che l’atteso vertice del Pdl non ha modificato di molto l’intricata situazione in cui versa la maggioranza. Intanto domani nuovo vertice dal Cavaliere. Questa volta con i responsabili dei club e dei circoli legati al partito.