I finiani: “Nuovo governo con Fli, centristi e delusi del Pd”

ROMA – “A questo punto la partita per Berlusconi diventa veramente difficile. Se va alle urne rischia tutto e rischia molto, se sta fermo minacciando reazioni che non puo’ fare rischia il logoramento nazionale e internazionale. L’unica strada che ha è appellarsi al Parlamento come gli ha consigliato Casini per varare un nuovo governo con un profilo alto e riformatore e una maggioranza più ampia, costruendo una nuova coalizione che comprenda i partiti di Fini, Casini e Rutelli e i moderati del Pd ormai delusi”. Lo scrive il capogruppo alla Camera di Futuro e Liberta’, Italo Bocchino, sul sito di Generazione Italia.


“Sappiamo che – dice il capogruppo dei deputati Fli – per Berlusconi questa strada è quasi impossibile da intraprendere perché dovrebbe sostituire la logica della monarchia aziendale con quella della democrazia repubblicana, condividere scelte con logiche politiche e dar vita a un esecutivo fatto di ministri politici che darebbero un’altra fisionomia al governo che oggi è semplicemente un ‘governo del presidente’. Sappiamo che questa ipotesi gli fa accapponare la pelle, ma e’ l’unica che ha per sopravvivere alla crisi implosiva che ha aperto da solo”.


‘’Silvio Berlusconi – continua Bocchino – ha chiesto alle sue truppe di prepararsi alle elezioni, ma oggi il ricorso al voto lo vogliono davvero soltanto Bossi e Tremonti, il primo per prendersi i voti di Berlusconi e il secondo per prendere il suo posto a palazzo Chigi. Non le vuole il Paese, non le gradirebbe il Quirinale, non le vuole l’opposizione, non le vuole Fini e non le vogliono quei sessanta, settanta parlamentari del Pdl che dovrebbero lasciare il posto ai leghisti al nord, a Futuro e liberta’ al sud e al centrosinistra nelle regioni dove senza il presidente della Camera e’ impossibile conquistare il premio di maggioranza. E sotto sotto il voto non lo vuole neanche Berlusconi, consapevole ormai che ha solo da perderci”.


“Se davvero si andasse a elezioni anticipate -sottolinea Bocchino- le uniche due certezze sarebbero il travaso di voti dal Pdl alla Lega e una maggioranza al Senato diversa da quella della Camera. In uno scenario del genere Bossi avrebbe gioco facile a chiedere un passo indietro al Cavaliere, che verrebbe pensionato da quello che ritiene l’alleato più fedele, aprendo cosi’ la strada a un governo Tremonti che sarebbe a propulsione leghista e otterrebbe il voto di una maggioranza larghissima che si formerebbe con l’obiettivo reale di mandare definitivamente a casa Berlusconi. E’ questa la trappola che sta scattando ed è molto difficile per Berlusconi sottrarsi, avendo rotto con i moderati Fini e Casini e avendo affidato la golden share del governo a Bossi e Tremonti”.


“Se il quadro è questo le truppe di ‘Futuro e libertà’ diventano paradossalmente -secondo Bocchino- lo scudo del Cavaliere rispetto alla trappola, ma il presidente del consiglio deve decidere che atteggiamento avere verso Fini e i finiani. La conta sui numeri l’ha sonoramente persa, la campagna acquisti e’ velleitaria e i tentativi di divisione inutili. Così com’è dannoso pensare di poter negoziare con i finiani senza parlare con Fini. A questo punto è bene chiarire qual è la strategia degli uomini del presidente della Camera, che vanno considerati un tutt’uno con il loro leader”.


“Il primo comandamento di ‘Futuro e libertà’ -evidenzia il capogruppo alla Camera di Fli- è la volontà di non far precipitare l’Italia verso un voto che danneggerebbe il Paese e consegnerebbe il governo all’asse Bossi-Tremonti. Il secondo comandamento garantisce il nostro ancoraggio politico e culturale al centrodestra e quindi l’impossibilità in questo sistema bipolare a valutare alleanze diverse e non omogenee politicamente e culturalmente. Il nostro terzo comandamento prevede che garantiremo la fiducia al governo fino all’ultimo giorno della legislatura e che voteremo tutti i provvedimenti contenuti nel programma perché ci vedono vincolati con gli elettori”.


“Va infine detto -conclude Bocchino- che pur allertando Berlusconi rispetto ai rischi che corre non saremo noi a generare contrasti con la Lega, che fa solo il suo mestiere di competitor elettorale del Pdl, o con Tremonti, che fa benissimo il ministro dell’Economia anche se rappresenta un equivoco politico per il Popolo delle liberta’”.